E’ la quarta volta che viaggio in metro a Roma dall’inizio dell’epidemia. Rimane in me un po’ di paura perché l’allarme non è cessato e se si può evitare rinuncio agli assembramenti. Comunque abbiamo ripreso le visite archeologiche con il nostro gruppo e domenica scorsa abbiamo visitato l’ipogeo del Colosseo, una esperienza emozionante non solo per l’unicità del monumento ma soprattutto per la folla dei visitatori di ogni parte, molti italiani del nord e del sud, che seguivano percorsi canalizzati e controllati in un clima euforico e gioioso anche se la luce di un pomeriggio plumbeo rendeva tutto un po’ grigio. Nella metro i viaggiatori, tutti con la mascherina, si disponevano automaticamente in modo da non ammassarsi in un punto ma si spostano spontaneamente verso l’angolino vuoto. Mi sono guardato intorno per contare quante coppie di estranei si trovavano a meno di un metro di distanza, molte, forse troppe. Stessa osservazione al Colosseo dove gruppi di 20 o 30 visitatori si spostavano dietro alla propria guida con contatti continui con altri gruppi. Ma mentre nella metro l’accesso è libero, al Colosseo è richiesto il green pass e viene controllata la febbre. Mi sono chiesto quale fosse la probabilità di contrarre una infezione di Covid in queste due situazioni.

Il calcolo più banale che si può fare consiste nel calcolare il rapporto tra casi favorevoli (persone infettate) e casi possibili. Ieri, secondo le statistiche più recenti, c’erano in circolazione in Italia circa 82.000 infetti su un totale di 54.000.000 di adulti quindi ci sono 15 possibilità su 10.000 di incontrare casualmente un infettato, un valore molto piccolo ma su grandi numeri, su tanti incontri, la previsione dei contatti pericolosi è superiore a zero: quanti turisti gironzolavano al foro romano e nel Colosseo? A occhio, molto a occhio, durante la giornata ci saranno stati almeno 20.000 persone quindi c’erano in giro circa 30 infettati del tutto inconsapevoli che probabilmente avranno infettato altre 20 o 30 persone attivando nuove catene di contagio in giro per il mondo. Da qui la necessità di continuare nelle precauzione, nel distanziamento e nella individuazione di coloro che sono più pericolosi, i non vaccinati.
Infatti per un non-vaccinato la probabilità, secondo la pagina dedicata di Sole24ore,
- di infezione è 5,9 volte maggiore di quella di un vaccinato;
- di ricovero è 8,9 volte maggiore di quella di un vaccinato;
- di ricovero in T.I. è 14,7 volte maggiore di quella di un vaccinato;
- di morte è 5,5 volte maggiore di quella di un vaccinato;
per questo il controllo del green pass all’ingresso del Colosseo protegge sia la categoria dei vaccinati evitando il contatto con una popolazione più soggetta ad infettarsi sia la popolazione dei non vaccinati che hanno così meno occasioni di infettarsi in contesti in cui è difficile mantenere il distanziamento.
Sappiamo bene che anche noi vaccinati possiamo infettarsi e che possiamo a nostra volta infettare, tuttavia sembra oramai accertato che tale rischio è molto ridotto tanto che la curva dei nuovi contagi combinando vaccini e distanziamento è sensibilmente diminuita e si è stabilizzata senza riprendere una crescita esponenziale incontrollabile. La spiegazione di questo fatto è semplice: i vaccinati costituiscono una barriera per il virus che aumenta il distanziamento tra i non vaccinati. Anche se ci troviamo in un bus affollato o in metropolitana, se supponiamo che i vaccinati non siano soggetti infettati, i non vaccinati distano mediamente l’uno dall’altro molto più del metro stabilito dalla legge. Ovviamente la cosa non è così semplice perché la gente si muove e i contatti pericolosi crescono con il tempo di permanenza nell’assembramento e con l’aumentare della dinamicità del gruppo. Ovviamente, se l’assembramento riguarda un gruppo di soli non vaccinati, la diffusione del virus riprende con la velocità tipica della crescita esponenziale. Le statistiche rilevate a Trieste sugli effetti delle recenti manifestazioni anti vax sono eloquenti e mostrano proprio che l’assembramento disordinato tra non vaccinati è un prova di autentica stupidità.
Per quanto tempo dovremo distanziarci, dovremo portare le mascherine e lavarci le mani frequentemente? Fino a quando i valori delle infezioni, dei malati da curare in ospedale e dei morti saranno considerati inaccettabili. La vicenda inglese mostra che non è sufficiente fidarsi della vaccinazione al 70%, l’avere abolito ogni restrizione ha rilanciato la malattia con effetti disastrosi. Per non parlare della Russia che ha esportato il suo vaccino senza far in modo che il tasso di vaccinazione della propria popolazione fosse vicino alle soglie previste dagli esperti per raggiungere l’immunità di gregge.
E noi italiani come siamo messi? E’ orami chiaro che nella campagna vaccinale abbiamo raggiunto il massimo possibile con approcci non coercitivi, o blandamente coercitivi per le categorie più esposte. Più di sette milioni di cittadini rifiutano il vaccino, tuttavia la diffusione del virus è per il momento stabilizzata su valori socialmente tollerabili. In realtà anche questi sette milioni no vax si stanno immunizzando se superano la malattia. Gradualmente anche tra loro si arriverà a quel 70% che genera l’immunità di gregge anche nel gruppo no vax. Ma quanto tempo passerà prima di arrivare a questo traguardo? Faccio i soliti conti della serva, del tutto sommari ma utili a capire. Ci sono 7.000.000 di no vax, di questi occorre che si ammalino e guariscano almeno il 70% cioè 4.900.000. Al ritmo di circa 5.000 nuovi contagi al giorno ci vogliono almeno 980 giorni, in realtà molti di più se si considera che man a mano che aumentano gli immunizzati i nuovi contagi diminuiscono. 980 giorni sono circa due anni e mezzo! Se la letalità del morbo fosse la stessa osservata sin qui, facendo le debite proporzioni, considerato che sinora si sono ammalati 4.777.000 individui e i morti sono stati 132.000 dobbiamo presumere che ci saranno altri 135.000 nuovi morti in questa coda di pandemia prima di arrivare all’immunità di gregge. Ciò nella ottimistica previsione che coloro che si sono immunizzati con il vaccino continuino ad effettuare i richiami che la situazione consiglierà man a mano che le cose procederanno. Ovviamente se domani magicamente i 7.000.000 di no vax si vaccinassero rapidamente la coda della epidemia, anche con le frontiere aperte, avrebbe tutt’altro andamento e considerato che la letalità tra i vaccinati è 5,9 inferiore a quella dei non vaccinati invece di 135.000 morti potremo prevederne circa 22.000, un bel risparmio di casse da morto!
In questo quadro, la vaccinazione dei ragazzi della elementari, se sarà possibile, migliorerà il rapporto tra vaccinati e non vaccinati riducendo tempi ed effetti di questo processo asintotico verso una situazione stabilizzata che non richieda più un distanziamento troppo oneroso.
Insomma le prospettive non sono facili soprattutto se si considera che l’Italia non è e non deve separarsi dal mondo in cui il virus può continuare a circolare e a mutare.
Soprattutto non ci possiamo permettere di giocare su queste tematiche facendo i cinici o gli ipercritici accecati dall’invidia per coloro che in questa situazione possono trarre un vantaggio economico attraverso il lavoro o attraverso la rendita dei brevetti. Leggo che Report e molti altri media radicalmente moralistici stanno cavalcando l’ondata no vax senza rendersi conto dei rischi apocalittici che stiamo correndo se rompiamo le fila.
Mi pacerebbe che venisse ripreso e migliorato il programma Immuni per rendere tutti noi più attenti e mobilitati per rintracciare il virus e le catene del contagio ora che la situazione è molto migliorata e il tracciamento è possibile.
Tutto ciò per non dover rinunciare ad altre gite, scampagnate, visite guidate, film, commedie, opere e mostre … per poter lavorare se non si dispone di una pensione e si deve mantenere una famiglia.
Per non dover rinunciare all’abbraccio affettuoso del nipotino che esce da scuola.
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