Le elezioni del 2013 chiusero l’esperienza del governo tecnico di Monti che aveva salvato l’Italia dalla bancarotta. Infatti nel 2011 il governo Berlusconi, Salvini, Meloni, ministro del Tesoro Tremonti, aveva portato lo spread oltre i 500 punti. Si ripartiva con nuove elezioni che dovevano riportare il paese alla normalità democratica. Monti aveva proposto una sua Agenda in continuità con le misure straordinarie adottate dal governo di unità nazionale e aveva fondato un suo partito che si presentò alle elezioni del 2013. Scimmiottando Monti raccolsi in una mia Agenda RB alcuni miei post sull’economia pubblicati sul blog in quei momenti difficili. Successivamente nel 2018 ripresi e sviluppai quelle stesse riflessioni in occasione delle nuove elezioni. Quelle due agende successive sono raccolte in questo link, per chi avesse voglia e tempo di tornare a ragionare su quei momenti.
Ora, 10 anni dopo, sembra passato un secolo, ma molti aspetti della nostra realtà sono esattamente gli stessi a cominciare dai protagonisti che continuano a proporre le stesse ricette, sicuri che gli elettori abbiano la memoria di un pesciolino rosso.
La cura montiana del 2012, oltre ai risultati economici immediati che ci hanno salvato dal tracollo finanziario, ha lasciato però degli effetti a lungo termine. Il principale è certamente il Movimento 5 stelle che ha raccolto la ribellione di chi non si rassegna a sottostare alle regole ferree dell’economia. Il secondo effetto è certamente stato il renzismo sotto forma di adesione all’Agenda che gli organismi europei già nel 2010 avevano proposto a Berlusconi come ricetta per correggere le storture del sistema economico italiano e per uscire dalla crisi finanziaria dello spread.
L’agenda di Renzi ricalcava quella europea con una forte sottolineatura dell’efficientismo capitalistico dei mercati e con la radicale modifica dei lacci e laccioli costituzionali che garantivano troppi diritti a spese dell’efficienza del sistema produttivo. I metodi spicci e autoritari di Renzi, applicati al contesto dei partiti di centro sinistra hanno prodotto un trauma che ha ulteriormente sgretolato le strutture della sinistra tradizionale.
Alle elezioni del ’18 si arrivò con il rifiuto delle proposte di revisione costituzionale di Renzi. Forte era la delusione e la stanchezza di una società illusa che le medicine montiane e renziane avrebbero avuto effetti benefici risolutivi e che si potesse riprendere la vita felice come prima della crisi. Il movimento grillino con il suo 31% dei parlamentari impedì ai due vecchi poli principali di destra e di sinistra di vincere e di costituire un governo politico coerente con le proposte elettorali sottoposte al giudizio degli elettori: dal 2018 si sono avvicendati tre governi molto diversi aventi come pivot il Movimento 5 stelle che da forza di protesta diventò così movimento di governo.
La legislatura che si sta chiudendo ora, partita con una reazione disordinata antieuropea, ha gradualmente adottato una linea più attenta ai vincoli europei e alla collaborazione internazionale. Nessuno poteva prevedere però che la legislatura sarebbe stata segnata da una disastrosa pandemia, da una inflazione galoppante e da una guerra crudele della Russia che invade e martirizza uno stato vicino che trent’anni fa faceva parte dell’Unione Sovietica. L’emergenza sanitaria globale con milioni di morti e con il sistema economico bloccato a livello planetario ha sospeso i vincoli di bilancio europei del fiscal compact che limitavano i deficit di bilancio ammessi anzi ha provocato l’emissione di nuovo debito con garanzia dell’Unione Europea per finanziare singoli stati afflitti da una situazione economica precaria.
Ciò che ora viene denominato come Agenda Draghi in effetti non è un programma politico elaborato e proposto da Draghi ma un insieme di provvedimenti e di riforme che le circostanze hanno dettato: la gestione efficiente degli investimenti previsti dal piano newgeneration EU, le riforme e gli ammodernamenti del sistema paese allegati al piano secondo lo stesso schema che l’Europa ci aveva prospettato già nel 2010 con le raccomandazioni al governo Berlusconi. Draghi si è schernito dicendo che di suo c’era solo uno stile di gestione del governo e della sua maggioranza e il prestigio personale che metteva al servizio del paese nelle relazioni internazionali.
In queste ore i partiti stanno svelando le loro Agende, quasi sempre le stesse idee con nuove accentuazioni alla ricerca di voti seguendo l’umore della masse che in questo momento sono assopite nelle pennichelle del meriggio estivo sotto l’ombrellone.
E tu caro Bolletta cosa proponi di nuovo? La tua Agenda RB (Riflettere Bene o se preferite Raimondo Bolletta) cosa promette? Cosa faresti se avessi la maggioranza in Parlamento?
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