Ed ora è tempo di pronostici, come ho fatto in passato nel mio blog in occasione delle elezioni. Si tratta di un piccolo gioco per verificare se e in che misura riesco a capire la situazione e gli umori degli elettori.

Ho messo in evidenza nella prima pagina del blog un post che cerca di chiarire gli effetti perversi della legge elettorale sugli esiti elettorali: I pasticci del Rosatellum. In un altro post ho sottolineato che l’esito elettorale si tradurrà nella costituzione di gruppi parlamentari sulla base dei quali il Presidente della Repubblica dovrà cercare di formare il nuovo governo. Insomma non è affatto facile azzeccare una previsione sul nuovo governo ma è possibile formulare un pronostico che è una via di mezzo tra una previsione e la manifestazione di un desiderio o di una paura.
Nel post Profezie che si autoavverano avevo denunciato la manovra sin troppo scoperta dei media di dare per certa una vittoria della Meloni della quale i media dicevano solo un gran bene. I sondaggi di luglio e gli esiti elettorali delle elezioni comunali mi portavano a formulare queste previsioni che riporto qui sotto forma di citazioni.
Partiamo da alcuni dati abbastanza sicuri. FdI ha raggiunto nei sondaggi e nelle amministrative circa il 24%, risultato promettente ma che è la percentuale massima che può raggiungere visto che ha lucrato del vantaggio di stare all’opposizione e ha tolto voti a Berlusconi e Salvini che invece appoggiavano Draghi. La coalizione di destra nel suo complesso nella migliore delle ipotesi farà un risultato simile a quello del ’18. La crisi di Forza Italia, le sbandate di Salvini, la rottura della coalizione che in questa legislatura non ha mai operato in sostanziale accordo le impedirà con quasi certezza di superare il 50% dei voti. Decisiva è la spartizione dei seggi uninominali in cui al Nord la lega cercherà di mantenere il monopolio mentre la Meloni ne vorrà alcuni per sé non solo per rispettare la percentuale certificata dai sondaggi ma anche qualcosa di più per essere certa che il suo partito risulti anche il primo partito in assoluto come era accaduto ai grillini nel ’18.
A quanto pare la spartizione delle candidature nei seggi uninominali ha assegnato il 50% del totale al FdI.
Stando alle informazioni di questi giorni (luglio), contro la coalizione di destra non ci sarà un solo soggetto ma saranno due o tre. Quindi se la destra non avrà la maggioranza assoluta non ci sarà neppure una maggioranza alternativa. Stessa situazione del ’18. I sondaggi ci dicono che è previsto un crollo dei grillini che sono dati al 10% ma la gestione barricadiera di Conte difficilmente convincerà quel 10% ancora fedele anche se Di Battista tornasse con la Raggi ed entrambi facessero miracoli nelle piazze. Tendo a stimare come molto probabile un 7% aumentabile al 10 se si costituisse intorno ai 5stelle superstiti una alleanza Melanchista con la sinistra a sinistra del PD.
Conte ha lasciato fuori Di Battista e puntato molto sul disagio del Sud di cui si è fatto interprete. Sembra che possa superare la soglia del 10%.
Il PD, se non fa nuovi errori, potrebbe lucrare di suo un 24% elevabile di due o tre punti se gestisse bene la distribuzione sui seggi uninominali anche tra personalità di area localmente sicuri.
Bisognerà vedere quanto peserà negativamente la campagna acquisti per la costituzione di una coalizione di centro-sinistra e la generale ostilità dei media nei confronti del PD cui non viene riconosciuto una natura autenticamente di sinistra.
Azione, Italia Viva e spezzoni centristi usciti da Forza Italia potrebbero nel loro insieme raggiungere il 25% anche senza formalizzare una coalizione omogenea ma gestendo localmente i seggi uninominali con accordi di desistenza anche in accordo con il PD.
Questa era un previsione esagerata anche perché il deterioramento dei rapporti tra i gruppi del centro sinistra ha impedito ogni accordo di desistenza che peraltro è tecnicamente impossibile. Ciò che ora è chiamato Terzo polo potrebbe oscillare intorno al 15%.
Queste stime, molto approssimative portano a considerare improbabile che la destra superi il 50% dei voti perché tutti gli avversari seppur divisi potrebbero superare il 50%. Quindi la Meloni potrebbe trovarsi nella posizione di Di Maio (2018) o di Bersani (2013) essere il rappresentante del partito più votato ma di non disporre di una propria maggioranza omogenea. Oppure, simmetricamente, il suo posto potrebbe essere preso da Letta se il PD fosse il partito più votato. Insomma chi ha avuto fretta e ha promesso che dopo le elezioni finalmente ci sarà un governo forte e coeso scelto dai cittadini nelle urne ha promesso cose improbabili con questa legge elettorale (il rosatellum) che comunque ora non si può più cambiare. Ovviamente ci potrebbe essere un terzo incomodo che in questo momento lotta per se stesso per togliere alla Giorgia il primato del partito più votato, quel Matteo che ha immediatamente ritirato fuori quell’iconografia già vista delle madonne miracolose e dei rosari.
In due mesi cosa è successo? I sondaggi fino all’ultimo hanno confermato un trend positivo di FdI che trainava però una coalizione complessivamente ferma, poiché i voti si spostavano all’interno della stessa coalizione che conservava comunque la possibilità di superare la soglia del 50% sommando i seggi uninominali. La crescita del Movimento 5 stelle localizzata in alcune regioni del sud ha forse reso contendibili alcuni seggi uninominali che all’inizio erano considerati sicuri per la destra. Questo è ciò che militanti del movimento e organi di stampa riportano. Peraltro un risveglio del movimento è visibile anche sui social in cui la mobilitazione di molti simpatizzanti e militanti è evidente.
L’attivismo del Terzo polo ( in queste ore Renzi attacca frontalmente il reddito di cittadinanza scatenando una rissa con Conte ) mobilita quell’elettorato di centro liberal moderato che è incerto se restare sotto le bandiere del barone di Arcore, restare a guardare o appoggiare il Terzo polo.
La questione della fine delle sanzioni contro la Russia sollevata da Salvini e le posizioni identitarie di Meloni che toccano diritti civili delle donne e dei più deboli fanno emergere delle fratture all’interno della coalizione di destra che sinora aveva esibito, ricevendone vantaggi in termini di consenso, una posizione monolitica che appariva facilmente traducibile in un programma di governo immediatamente efficiente.
Rispetto a quanto immaginavo in Luglio ora aumenta la probabilità che non ci sia una vittoria netta della destra il che renderebbe faticosa la costituzione di un governo Meloni riaprendo all’interno della coalizione uno scontro sulla leadership.
Proprio le questioni della collocazione internazionale dell’Italia, della collocazione in Europa e dei diritti civili potrebbero riportare al voto una quota di astenuti e di indecisi (di donne!) di centro sinistra tale da potenziarlo quanto basta per impedire un governo di destra. Se fino a una settimana fa questa prospettiva appariva quasi impossibile ora potrebbe verificarsi. La scelta è in mano a coloro che nei sondaggi si sono astenuti e non hanno detto come la pensano.
PS del 23 settembre. In questi ultimi giorni si gioca di più a carte scoperte. La Meloni si è manifestata per quel che è riducendo certi tatticismi per indorare la pillola. Ci stiamo assuefacendo anche alla prospettiva di una guerra atomica e la campagna elettorale con le sue gravi lacerazioni tra le forze in campo sta scorrendo liscia come acqua sulla pietra. Gironzolando per il mio quartiere e per la mia città non sembra che ci avviciniamo ad una scelta dalle conseguenze radicali: nessun manifesto nelle strade, nessuna chiacchiera di fronte a una tazza di caffè. I miei amici di sinistrasinistra su Facebook scoprono le carte e si mobilitano per il partito di Conte, nuovo leader della sinistrasinistra. Azzardo una distribuzione dei risultati in termini di percentuali di voti.
voti | seggi | |
Destra | 40% | 55% |
Democratici e progressisti | 25% | 25% |
Movimento 5S | 20% | 15% |
Calenda Renzi | 10% | 5% |
Altri | 5% | 0 |
Categorie:Elezioni politiche 2022, Politica
Rispondi