Ho cominciato a scrivere su questo blog nel dicembre 2011 dopo il pensionamento del settembre nel pieno della tempesta finanziaria che aveva investito l’Europa e l’Italia determinando la caduta del governo Berlusconi.
Ho riportato su questa unica pagina i post in cui ho citato il Corriere della Sera evidenziando quei passaggi che dimostrano come Friedman non ci ha rivelato nulla di nuovo, il Presidente ha operato nel pieno rispetto delle leggi e con generale consenso in uno stato di grave necessità.
Discussioni sulla rete
Questo è un mio commento in una animata discussione di un post di G+ che diffondeva un video circa il valore positivo per l’Italia della strada scelta dall’Islanda per affrontare la crisi finanziaria del 2008.
Ho riletto tutti i commenti al post e riascoltato il video. Mi permetto di riintervenire nella discussione suggerendo da un lato la lettura di un documento presente sulla retehttp://micheledisalvo.files.wordpress.com/2012/05/chi-cc3a8-dietro-grillo.pdf che concerne il caso Grillo ma che chiarisce molto bene i meccanismi manipolatori della pubblica opinione che la rete consente al di la dell’apparente libertà di espressione dei partecipanti. Ad esempio in questa discussione almeno due o tre partecipanti sembrano rientrare nella tipologia dell’influencer. Ad esempio qualcuno ha intenzionalmente inserito errori grammaticali oltre il limite probabile forse per dare al proprio intervento una tonalità che spostava quella prevalente in questo gruppo. Ma sempre rimanendo nella questione sollevata dal documento che ho citato è proprio il video che, raccontando cose quasi vere, induce in generalizzazioni improprie. Il caso Islanda non è paragonabile al caso Italia, 1 per i tempi, 2 per il merito. Parallelismo temporale: nel 2007 la crisi americana dei subprime (fallimento delle famiglie che non pagarono i mutui che poteva determinare il fallimento delle banche americane e a catena il fallimento delle banche di mezzo mondo) fu risolto facendo fallire qualche banca americano e salvando le banche europee attraverso l’intervento degli Stati di appartenenza delle banche. L’Italia non ebbe grossi problemi perché le nostre banche non avevano in pancia troppi titoli tossici (robaccia emessa dagli americani che si basava sui muti fondiari delle famiglie americane) mentre Francia, Germania, Inghilterra, dovettero intervenire a sostegno della proprie banche e per questo si accollarono le perdite nei propri bilanci statali. L’Islanda, che era ormai con Internet come una piccola Svizzera la sede di banche che raccoglievano risparmi da tutti il mondo, banche che avevano in pancia molti titoli tossici di nessun valore, non aveva un bilancio nazionale coerente con tale guaio e ben fece a lasciare al loro destino le banche garantendo solo i depositi dei propri cittadini risparmiatori e dei pensionati. In realtà quelle banche con sede islandese sono state in parte salvate dagli inglesi e dagli olandesi a garanzia dei cittadini di quegli stessi stati. L’Islanda si è un po’ impoverita ad esempio perché meno persone lavorano nel sistema bancario ma il sistema statale e del welfare rimaneva in sostanziale equilibrio ed era sostenibile con le attività tradizionali e le risorse ambientali disponibili. Sono passati 5 anni e quella crisi internazionale ha impoverito tutti diffondendo recessione e aggravando i debiti accumulati nel tempo dagli Stati. Nel frattempo sono state introdotte norme più severe sulla contabilità delle banche per cui la raccolta di denaro per finanziare imprese, stati e famiglie è diventata più onerosa e tutto il sistema è diventato più interdipendente e precario. Il debito dell’Italia non è delle banche ma dello Stato, non lo ha mangiato la Casta come il Corriere della Sera tende a dire ma è la somma di politiche che negli anni hanno assicurato più benessere del dovuto. Il video presenta una soluzione quasi romantica di un cantante che fa il miracolo di una transizione dolce e democratica suggerendo che un demiurgo, un comico o un santo o un fichissimo imprenditore possa cavarci d’impiccio … Ma non è così.
Ancora conti della serva
Non so se chi ha letto i miei post sullo spread (Ma che dice Scalfari? Spread e interessi Spread rendimenti futuri e conti della serva) ha saltato a piè pari la parte matematica, quella quantitativa che un po’ pedantemente cerca di rendere taluni conti comprensibili al cittadino comune. La mia amica Rosanna mi chiede di essere ancora più chiaro e di spiegare meglio come vengono fuori certi risultati, in particolare come mai un BTP 2033 che rende nominalmente il 5,75% possa rendere effettivamente circa il 7%.
Sono possibili due modalità di calcolo. Il primo, la capitalizzazione semplice, richiede di saper calcolare una proporzione e poco altro. (…..)
(….)
La mezza verità di Tremonti. Tra le mezze verità sullo spread c’è anche l’uscita recente dell’ex ministro Tremonti che ricordava che la media dello spread nel periodo del suo mandato è di 76 punti. Ho già scritto che questo calcolo nasconde la dura realtà di ciò che stava succedendo in modo catastrofico alla fine del suo mandato e cioè che lo spread stava crescendo esponenzialmente (sulla funzione esponenziale tornerò a scrivere prossimamente). Ma l’informazione suggerisce anche un’altra idea falsa e che cioè i tassi di interesse corrisposti sul debito fossero bassi. Se si analizza la lista dei titoli in circolazione acquistabili in borsa si trovano rendimenti anche superiori al 5% che risentono della situazione economica del paese nel momento in cui i titoli sono stati emessi. Il titolo che abbiamo assunto ad esempio è stato emesso nel febbraio 2002 a un tasso nominale pari se non superiore o quelli che sono riconosciuti ora nella attuale crisi così grave. Ma anche il 2002 non era un anno facile! Allora perché lo spread era così basso? perché la differenza tra i Bund tedeschi e i BTP italiani rifletteva una situazione più equilibrata tra i due paesi, i quali probabilmente avevamo lo stesso rating. Anche i tedeschi pagavano tassi alti come i nostri perché anche il loro debito pubblico era e resta alto, anzi il più alto in termini assoluti d’Europa. Come quella situazione più equilibrata si sia persa dovrebbe far riflettere tutti coloro che ci hanno governato in questi ultimi anni.
I giochi degli organi di informazione. Nella crisi finanziaria di cui stiamo parlando hanno giocato un ruolo tanti fattori, alcuni legati all’economia reale altri legati alla psicologia degli investitori. Nell’agosto del 2011 io partivo per la mia ultima vacanza. (Cosa strana dei pensionati, non abbiamo più le vacanze come periodo di riposo dal lavoro e ci risulta strano rispondere alla domanda: quando vai in vacanza). Nuova vita, tanti grilli per la testa, qualche preoccupazione nuova. Il 3 agosto trovo a pag. 9 del Corriere della Sera uno specchietto in cui venivano proposte sei possibilità di investimento sicuro per un risparmiatore che avesse voluto preservare il proprio capitale liquido nella tempesta finanziaria che si stava profilando. Quella più suadente e più eticamente accettabile era costituita dall’acquisto di Bund tedeschi, un’altra alternativa era di comprare diamanti (il tesoriere della lega deve aver letto quell’articolo). Non compariva l’acquisto di titoli di debito pubblico italiani. La cosa mi colpì molto e la interpretai come un vero e proprio sabotaggio autolesionista. Questa pagina ha continuato a ronzare nella mia memoria nel marasma di sentimenti, paure, speranze che la crisi finanziaria ha generato nei mesi successivi in me e nelle persone che frequento. Non so quanti italiani spostando anche piccole somme dai BTP italiani, considerati dalla stampa e dagli opinionisti poco più di carta straccia, sui solidissimi e ferrei Bund tedeschi abbiano fatto crescere a dismisura quel maledetto indice. La mia non è un’accusa ma la constatazione che l’intreccio tra dibattito politico, difesa di interessi più o meno legittimi, sentimenti di paura, invidia, odio hanno elevato il tasso di irrazionalità di molte condotte collettive.
Tieni duro Monti. Ormai è chiaro, il lato masochista della mia personalità mi fa amare Monti. Credo che gli dobbiamo, al di la di tutto, il messaggio positivo che ha diffuso il suo instancabile e quieto fare, la sua sobrietà forte e decisa, la sua signorilità e la sua cultura. Ci ha restituito un pochino di orgoglio nel sentirci italiani. Ma bando ai sentimentalismi. Voglio continuare a parlare di economia e fare i conti della serva.
C’è un traguardo che, con tutti i sacrifici che stiamo facendo, è alla portata. Il quasi pareggio di bilancio nel 2013, se fosse effettivamente raggiunto, avrebbe un fondamentale effetto sul meccanismo di rinnovo dei titoli di debito pubblico: il Tesoro non dovrebbe drenare nuovo denaro dal mercato ma chiedere che i detentori dei titoli attuali siano disposti a rinnovare il prestito. In quelle condizioni è molto probabile che anche i tassi possano un po’ scendere con riduzioni della spesa per gli interessi, non i 16 miliardi di cui parlava Scalfari, ma quel tanto che potrebbe cambiare l’umore di noi del parco buoi ed evitare il commissariamento della troica per avere qualche miliarduccio dal fondo salva stati come incomprensibilmente Scalfari raccomanda.
Ma Monti deve tener duro, portare a termine il lavoro sporco che è stato chiamato a fare senza cedere alle sirene elettorali di chi vorrebbe aprire i cordoni della borsa per lisciare il pelo degli elettori, magari accedendo ai fondo salva stati e sottoscrivendo nuove condizioni capestro come insensatamente proponeva la domenica scorsa Scalfari. Monti non deve pensare al Monti 2 né al Quirinale. Credo che sia una persona sensibile e senta una stretta al cuore quando legge i dati Istat sui licenziamenti ma i chirurghi non devono avere pietà e il cancro non è ancora estirpato.
Intanto una ottima notizia dai risultati elettorali dell’Olanda, se non ho capito male riprendono vigore gli europeisti, la speranza di un futuro comune europeo torna a fiorire.
Dati quantitativi e mezze verità
Oggi mi colpisce la seguente notizia che contiene una mezza verità che mi piacerebbe capire meglio. Dal Corriere della Sera leggo:
L’Euroregione maroniana è invece una frontiera spinta molto più in là, un progetto il cui cardine fondamentale è quello fiscale: al Nord Italia, secondo il disegno leghista, deve restare infatti il 75% del suo gettito fiscale contro la quota attuale che va dal 34% del Veneto al 37% del Piemonte. È la declinazione dello slogan «Prima il Nord»: più che al sangue dell’identità territoriale meglio parlare di questi tempi al portafogli di aziende e famiglie.
Vorrei capire. Detto così sembra che la gran parte della massa del prelievo fiscale del Veneto vada a finire da altre parti del paese. Se fosse realmente così, dato che il prelievo fiscale complessivo supera il 50% del PIL, nel giro di pochissimi anni queste due ragioni sarebbe radicalmente impoverite. La realtà è che rimangono tra le più ricche del paese.
Per caso, vuol dire che il gettito degli enti locali, comuni e regioni ammonta al 34% per il Veneto e al 37% del Piemonte, mentre la parte restante viene incassata direttamente dallo Stato? Ma i poliziotti, i giudici, i docenti e tutti i dipendenti statali che operano in regione dove sono contabilizzati? Come sono contabilizzati i contributi che lo Stato distribuisce a comuni, province e regioni? Come sono contabilizzati i fondi dell’Anas per la gestione delle strade statali? Quindi bisognerebbe sapere quali sono i flussi che dallo Stato tornano ai vari territori sia sotto forma di masse monetarie sia sotto forma di servizi statali. Detta così, questa notizia, palesemente incompleta e fuorviante, è in grado di accendere odio, risentimento e invidia proprio da parte dei vincenti rispetto alle parti del paese che sono più in difficoltà.
Attendo di leggere da qualche parte reazioni e precisazioni giornalistiche o prese di posizione politiche.
Meriti e colpe
Riprendo la dichiarazione di due giorni fa dell’on. Brunetta perché è un ottimo esempio del metodo seguito: buttarla in caciara, contando sull’ignoranza o l’approssimazione delle informazioni diffuse mediaticamnete.
Dice Brunetta:
‘Ricordiamo, inoltre, allo smemorato o distratto Monti, che se oggi l’Italia si pone come il paese piu’ avanzato in Europa dal punto di vista del controllo dei bilanci, questo e’ perche’ gia’ con il governo Berlusconi l’Italia aveva approvato il Six Pack e la riforma dell’art. 81 della Costituzione. E questo ha reso possibile, durante il governo tecnico, l’approvazione da parte del Parlamento della relativa riforma costituzionale e del Fiscal Compact. Forse al candidato Monti e’ sfuggito, ma nelle ultime settimane del 2012 e’ stata approvata dal Parlamento anche la Legge rafforzata che qualifica i vincoli derivanti dall’inserimento del pareggio di bilancio in Costituzione. Di che cosa stiamo parlando? Professor Monti, Presidente Monti, Senatore Monti, candidato Monti, siamo seri. Per amor di patria”.
Il pareggio di bilancio nel 2013 sarebbe a suo dire merito di Berlusconi perché è Lui che ha preso l’impegno in Europa come anche gli altri impegni concordati con la commissione e la Bce per sfuggire dalla tempesta finanziaria che incombeva. Il piccolo particolare é che il nostro eroe prendeva impegni e poi non faceva i compiti a casa dicendo che Fini aveva tradito, che Napolitano tramava e che i giudici gli facevano perdere tempo. La realtà è che per tutto il 2011, in cui il crack sistematico della borsa rifletteva il fallimento delle politiche economiche del suo governo, con la perdita della maggioranza effettiva in parlamento tamponata con un po’ di transfughi dall’IDV e da altri partitini, il B accumulava brutte figure nei summit portando alla maestrina Merkel giustificazioni fasulle. Messo alle strette e tornato a Roma fece due consigli di ministri straordinari per decidere quello che voleva l’Europa ma la Lega non accettò. Fece allora il famoso e ‘generoso’ passo indietro.
Con 200 miliardi di Btp in scadenza e da rinnovare, Napolitano applicó quanto prevede la Costituzione, cercò una nuova maggioranza in Parlamento. Il Centro aveva già dichiarato la sua disponibilità a votare con la Destra per approvare l’amara ricetta europea purché ci fosse discontinuità sul nome del presidente del consiglio e parallelamente Monti tiró fuori la sua formula politica: la ricetta era molto amara, allora occorreva somministrarla a dosi progressive bilanciando il danno, scontentando simmetricamente le due componenti sociali che si identificavano con i due poli politici, destra e sinistra. La sinistra di Bersani preferí assumere su di sé il rischio di perdere il vantaggio elettorale rispetto al rischio di un aggravamento della crisi finanziaria ed economica. Accettò il nome di Monti, uomo della Bocconi, editorialista del Corriere, consigliere di alto livello dell’establishment capitalista. Il governo Monti e la strana maggioranza ha realizzato quanto Berlusconi aveva solo promesso, cioè ha realizzato gli impegni di Berlusconi. Ora B torna ad allearsi per mera convenienza di potere con la Lega che l’aveva umiliato e mandato in minoranza, rinnova pari pari le promesse di 5 anni fa e spera nella memoria corta degli italiani …. o forse comincia, data l’età, a dimenticare questi particolari e si confonde con quanto prometteva 20 anni fa … lo capisco, anch’io devo leggere sempre più spesso l’agenda e manco agli appuntamenti.
PS anche la sinistra massimalista forse ha la memoria corta, non ricorda chi ha fatto cadere Prodi mettendoci in questo impiccio lungo 5 anni, non ricorda che il PD era in questo parlamento forza di minoranza e che ha consentito la realizzazione di una soluzione molto meno tragica di quanto si stava prospettando. Ma è meglio dimenticare e sperare che l’oblio ci ridoni serenità, speranza e felicità. Basta confondere meriti e colpe e puntare al nuovo che sarà certamente migliore dell’usato.
Cui prodest
Anche se i miei amici mi raccomandano di rilassarmi, ormai questo sfogo mattutino è diventato una specie di pillola per la pressione a cui puntualmente si deve ricorrere.
Ieri, 24 ore dopo l’annuncio dei due comitati di saggi da parte del Presidente, i partiti aveva già preso le distanze, in modo più o meno marcato creando i presupposti per effetti disastrosi di questa scelta sulla borsa e sull’economia, effetti che domani sembra che tutti sperino di riscontrare. Ormai la politica del tanto peggio tanto meglio sembra essere comune a tutti, a Bersani compreso.
Anch’io sono rimasto deluso e sconcertato dalla soluzione adottata ma riflettendoci su mi sembra che in effetti fosse ingenua la mia speranza nella scelta di Boldrini come toccasana, come sorpresa pasquale in grado di risparmiarci altri dolori.
La realtà è che non c’è nessuno al di sopra delle parti che goda di una leadership così forte da superare quella dei tre generali asserragliati nelle tre trincee in cui il parlamento è diviso. L’esercizio dialettico delle lunghe ore di dibattiti politici che i vari soloni e opinionisti sviluppano con brillante intelligenza serve solo a banalizzare e rendere inconsistente qualsiasi opzione si presenti come possibile. Per questo l’idea di costituire queste commissioni non ci entusiasma perché ci immaginiamo che diventino una replica di Ballarò, con opposti schieramenti che si confrontano all’infinito.
Ma Napolitano non poteva fare altrimenti se doveva, come il maggior partito gli aveva chiesto, varare un suo governo al di sopra delle parti che si presentasse in parlamento.
Perché non aveva nominato gli esperti nel caso del governo Monti e fece il governo in mezza giornata? Perché il programma di governo era già scritto nel dettaglio, erano i punti concordati dal governo Berlusconi con la commissione europea che il governo di destra non riusciva ad approvare perché la maggioranza parlamentare di cui disponeva si era sfaldata. Il programma, dunque c’era e l’uomo fu presentato su un piatto d’argento dal Corriere, un supertecnico conosciutissimo in Europa che aveva formulato una semplice ma seducente teoria: nel programma europeo ci sono coppie di provvedimenti che se adottati contemporaneamente possono scontentare simmetricamente i due schieramenti opposti. (Effetto collaterale non valutato: sviluppo di una reazione populistica al centro)
La situazione era allora così grave e la strada da percorrere così univoca che il PD che poteva stravincere le elezioni, sapendo di dover prendere quelle stesse amare medicine dopo la vittoria, preferì affidare il potere al chirurgo super partes.
Ora Monti si è bruciato, non ci sono idee magiche risolutive per cui prima di scegliere una persona adatta occorre scrivere uno straccio di programma che un personaggio, politico o no, sia in grado di presentare e difendere in parlamento.
Cioè si tira a campare fino alle elezioni del nuovo presidente della Repubblica. Poi si vedrà.
In queste ore vedremo se Bersani ha la stoffa del politico o è solo lo zio Bersani non in grado di insediarsi ed assumere il ruolo di vero padre capofamiglia.
Se Bersani pensa che Grillo e il suo movimento siano un pericolo reale per la democrazia deve allearsi con il diavolo e fare quel governo di coalizione proposto da Berlusconi che faccia tre cose in vista di elezioni che superino questo parlamento tripartito. Se pensa che il diavolo sia così pericoloso che vada assolutamente evitato e vuole una vera fase di cambiamento, contratti veramente con M5S, magari facendo un viaggetto a Genova. Da un governo del presidente, il PD ha solo da perdere. Il debole vantaggio che ha in parlamento lo deve giocare rischiando di suo altrimenti lo perderà inesorabilmente come i primi sondaggi dimostrano a favore di Berlusconi.
Oggettivamente le grillinate e le prime scelte dei pentastellati in parlamento portano voti a Berlusconi.
E, buona pasquetta, ma questa mattina anche il clima meteorologico non contribuisce a vedere i colori della primavera!
A forza di spargere veleno
Vorrei segnalare ai miei lettori un esempio di come si possano manipolare le notizie per spargere veleno e confondere le acque.
In un video di Giannini della Repubblica si trova oggi un distillato di quanto il pensar male possa falsare la percezione della realtà.
In questi giorni confusi e preoccupanti in cui facciamo fatica a capire le mosse dei contendenti, in cui noi della sinistra ci produciamo nel nostro sport prediletto e cioè quello di distruggere tutti inostri punti di riferimento e accoppare i nostri padri di cui ci siamo in passato fidati, i giornalisti vanno a caccia di notizie sensazionali possibilmente catastrofiche presentandole opportunamente deformate ad usum delphini.
Così ieri leggo sul Corriere o su Repubblica, non ricordo, che spunta anche il nome di Bersani come possibile Presidente della Repubblica. Non approfondisco la lettura e penso che sia una provocazione della destra in un gioco per sparigliare. Nulla di grave, c’è di peggio.
Infatti questa mattina il Giannini, che non ho mai apprezzato, fa uno sproloquio di 5 minuti e mezzo per dire che forse la cosa nasceva dall’ambizione sin qui velata di Bersani che avrebbe brigato per 40 giorni alle nostre spalle per, alla fine, sedersi lui sulla poltrona del Quirinale. Ovviamente tutto è possibile, al bar davanti a una birretta un discorso del genere ci sta tutto, si potrebbe dire anche che è un pedofilo, con investimenti in quelche sperduta miniera del centro Africa, ma che un giornalista di area, di un giornale autorevole possa andare avanti a fare supposizioni, ipotesi, deduzioni avvertimenti, precauzioni, blandizie senza mai porsi l’unico problema che dovrebbe avere e cioè di dirmi se la notizia è vera e quale è la fonte. Tutto il discorso abilmente sviluppato è perfettamente di sinistra: certo se Bersani avesse pensato di candidarsi sarebbe per lui molto grave …. da una ipotesi assurda si può dedurre tutto e il suo contrario. Alla fine l’ascoltatore rimane confuso e mette per sempre una croce sul nome di Bersani. Domani toccherà a Renzi, dopodomani a Prodi e via cantando seguendo la scuola giornalistica di Travaglio e Santoro.
Una giornata balorda di un vulcano
Oggi da dove comincio? Confesso che non mi va di scrivere, mi sembra tutto inutile, che gli eventi siano così ineluttabili e indecifrabili che tanto vale alzare il volume della musica e chiudersi in un mutismo depresso. Ma tirar fuori quello che uno pensa e condividerlo, raccontare per poi rileggere successivamente e riflettere è lo scopo di questo diario di un pensionato che non molla.
Della giornata di ieri parto dalla fine, da Crozza che ha cominciato il proprio spettacolo proprio dallo sketch di Bersani che va dallo psicanalista. Le cronache televisive della giornata che ho seguito per tutto il pomeriggio fino a notte inoltrata in più momenti hanno fatto riferimento alla fragilità fisica di Bersani, alla possibilità che si sentisse male, ed io stesso più volte mi sono chiesto come facesse a resistere. A un certo punto si è vista in televisione una piccola sequenza in cui, ieri mattina, Bersani arrivando al cinema Capranica appare con un volto tirato con lo sguardo assente come quello di persone che prendono una bella dose di Prozac. Così la maggior parte dei politici intervistati avevano volti tirati, occhiaie evidenti. Ma alla trasmissione di Lerner, Zeta, una senatrice renziana mostrava un look fresco e disteso quasi fosse appena uscita da un bel trattamento in una Spa. Aveva l’aria vincente di chi doveva incassare un bel risultato, quello finalmente di aver accoppato l’odiato Bersani e tutta la classe dirigente del proprio partito, obiettivo fondamentale della propria setta, la rottamazione di una generazione.
L’ideologia della rottamazione, del tutti a casa, della gigliottina sistematica per la casta, a partire dai libri di Stella e dagli editoriali del Corriere, come la lava che prorompe da un vulcano in ebollizione, scorre rapida in superficie demolendo case e strade sotto la sigla M5S. Un secondo fiume si è ingrottato dentro il PD sotto la sigla della Renzi&C ed ora ha trovato un varco e ritorna in superficie con una forza distruttiva superiore a quella pentastellata la quale ormai ha perso velocità e incomincia a raffreddarsi. La senatrice renziana mi ha colpito non solo perché mostrava un assoluto controllo emotivo ma soprattutto perché disponeva di argomenti dialettici e di un repertorio linguistico paragonabile alle vecchie volpi giornalistiche che animavano il dibattito da Lerner. Tanto i grullini appaiono inesperti e ingenui quanto questa nuova generazione di giovani politici dem appaiono strutturati ed esperti nell’intrigo, nella dialettica, nella chiacchiera, nella gestione delle relazioni di potere e dell’immagine. Bersani non deve essere un gran genio ma tenere a bada queste orde di assessori, consiglieri, attivisti, portaborse, funzionari che ruotano intorna al PD non è tanto facile, servirebbe un gigante.
Visto che abbiamo la memoria corta
Sta cambiando il vento? Nelle tempeste è molto facile che cambi direzione improvvisamente. Questo articolo del Corriere fa pensare che il vento in poppa a 5S non spiri più con la stessa intensità che ha portato tanti borghesi garantiti a votare come il proletariato impoverito e la gioventù senza prospettive.
Pierluigi Battista sul Corriere 24/05/2013
Quando un governo ancora non c’era, dicevano che il Parlamento avrebbe potuto funzionare nella pienezza delle sue prerogative, anche facendo a meno dell’esecutivo. Ma da quando un governo c’è, discettano compulsivamente solo di diarie, rimborsi, scontrini. Proposte di legge di quelli che in teoria dovrebbero interessare la «gente»? Zero: solo manovrette della più tradizionale bassa cucina della politica, come l’iniziativa sull’ineleggibilità di Berlusconi architettata per stanare il Pd e lucrare sulla sua devastante crisi. Ma davvero il Movimento 5 Stelle crede di star offrendo uno spettacolo di efficienza e operosità parlamentare a chi sperava che la «società civile» avrebbe avuto finalmente voce dentro le istituzioni?
I grullosconi
(…)
L’operazione mediatica partita dai libri sulla casta del Corriere della Sera ha ottenuto il suo scopo. Tutti i politici vecchi e nuovi sono colpevoli, ora secondo i forconi anche i 5 stelle, il povero Berlusconi è una vittima dei politici che lo hanno raggirato, facciamo piazza pulita dei politici, dello Stato, di tutto, così vivremo felici e contenti. (conversazione carpita facendo la fila alla posta di un vecchio bilioso e rabbioso che teorizzava i bei tempi andati quando era giovane, quando i treni arrivavano in orario, regnava l’ordine e l’onestà, perché Lui scopava ma non rubava).
(…)
Complotti?
Perché il Corriere pubblica ora l’articolo di Friedman per farci riraccontare con il suo accento volutamente aglosassone quello che noi sapevamo benissimo e che seppure controvoglia avevamo accettato ed anzi approvato come cura indigesta per uscire da un pericolo gravissimo? Il Corriere è ignaro del fatto che M5S ha messo in stato di accusa il presidente di fronte alle camere e che si è alla ricerca di prove del suo tradimento della Costituzione? Qual è il gioco del Corriere, oltre quello di recuperare un po’ di copie e di uscire dalla crisi economica che lo sta strozzando?
Chi segue questo blog sa come la penso: è il Corriere che ha inaugurato e alimentato la rivolta anticasta contro tutti i politici di qualsiasi partito di destra, di sinistra di centro, sono gli americani che hanno un vitale interesse di indebolire l’Europa, l’Euro e lo possono fare solo sguinzagliando nella periferia del nostro continente movimenti populisti e xenofobi.
e se siete arrivati a leggere sin qui vi consiglio di leggere questa raccolta di dichiarazioni pubbliche di Berlusconi Il vizioso della memoria.
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