Di sinistra?

Dopo la battuta di Vattimo sul sinistrume mi sono chiesto che cosa voglia dire per me essere di sinistra e se effettivamente gradisco essere etichettato come tale.

La lettura del libro di Latouche ha provocato in me molti dubbi, alcune posizioni che in passato ho etichettato come reazionarie o di destra mi sono apparse invece convincenti ed anzi erano posizioni che mi appartenevano profondamente. Forse sono in realtà di destra. Insomma la complessità del presente e della vita non consente una riduzione ad una sola dimensione come accade quando si deve prendere posto a destra, al centro o a sinistra di un emiciclo parlamentare. Ad esempio l’autore, riportando un dibattito sulla questione, osserva che per coloro che si collocano a sinistra ‘il rispetto del passato, la difesa di particolarismi culturali e il senso dei limiti’ sono costitutivi di una posizione reazionaria. Insomma gran parte della riflessione che origina dai Limiti dello sviluppo sarebbe ‘di destra’ per una certa sinistra che accetta acriticamente la bontà dello sviluppo senza limiti.

Ho provato a declinare una serie di attributi ed a posizionarmi mentalmente rispetto a ciascuna coppia di opposti.

  • progressista reazionario
  • pacifista  guerrafondaio
  • liberista statalista
  • conservatore innovatore
  • autoritario liberale
  • moralista libertario
  • ateo credente
  • egoista altruista
  • capitalista comunista
  • democratico autoritario
  • laico bigotto
  • tollerante intollerante
  • dialogante assolutista
  • moderato estremista
  • ottimista pessimista
  • solidale egoista
  • relativista  integralista
    …. ….

Sarebbe interessante  costruirci un questionario di autoanalisi con delle belle scale Likert … ma forse ne esistono già molti,  quelli che servono a prevedere quanti si schiereranno a favore di Pier Luigi Bersani, Nichi Vendola, Bruno Tabacci, Matteo Renzi, Laura Puppato. E coloro che votano 5stelle sono di destra o di sinistra? e i leghisti? Non ho delle risposte e mi piacerebbe che qualcuno dei miei lettori intervenisse con le sue idee sulla questione.

In realtà avevo trovato una definizione dell’essere di sinistra che mi aveva colpito e quasi convinto. Si trova nella prefazione scritta da Paolo Virzì per il volumetto di Giuseppe Civati 10 cose buone per l’Italia che la Sinistra deve fare subito. Chiedendosi se Civati fosse veramente di sinistra, Virzì si domandava cosa voglia dire essere di sinistra e si dava la seguente risposta.

Sinistra. Categoria scivolosa. Ma se uno prova a rivolgerle uno sguardo lungo almeno un paio di secoli, ne trae la conclusione che il nocciolo dell’esser di sinistra risiede proprio nella sensibilità di fronte alla durezza crudele del mondo, nel non esser disposti ad accettarla come ineluttabile e naturale, nello sforzarsi di porre un rimedio, di produrre un progresso, un miglioramento.

Chi come me da studentello, quindi già un bel pezzo fa, voleva rivoluzionarlo il mondo, abolire prigioni e caserme, e adesso al massimo si sforza di far la raccolta differenziata e di pagare con puntualità l’Iva, fatalmente si porta ancora dentro, come fosse un misterioso ribollire, quello stesso curioso controverso sentimento che ci ha fatto sognare a occhi aperti, e che a volte ci ha fatto anche sentire inadeguati, inguaribilmente difformi dalla natura trionfante delle cose. E che poi, col tempo, con l’esperienza ruvida delle faccende della vita, ha finito col sotterrarsi in un recesso segreto del proprio animo, e per trasformarsi in una specie di inguaribile malinconia, di languore, di sconsolato scetticismo. E di questi tempi come si fa a non aggiungere a questa naturale inclinazione al pessimismo anche un accento di allarme, per la percezione di una possibile catastrofe futura alla quale non potremmo che assistere impotenti?

Sì, in questo senso io mi sento di sinistra.

… e se volete continuare a riflettere sull’argomento cercando al vostra identità potete sempre canticchiare Gaber.



Categorie:Politica, Riflessioni personali, vecchi articoli attuali

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5 replies

  1. Antonio Deriu ha commentato su Facebook: Lascio un piccolo commento anche se l’argomento meriterebbe un approfondito dibattito. Personalmente con l’esperienza, ho imparato ad evitare il versante pericoloso di alcune discussioni filosofiche come “il ladro onesto”, “il tenero assassino” o “l’ateo superstizioso”, ma siccome il tema “essere di sinistra” oltre che filosofico è argomento politico, e entra nella nostra vita con lo stesso fragore di un colpo di cannone, benché trattasi di faccenda brutale, mi è impossibile ignorarla. La risposta breve che qui posso dare, fa riferimento ad una frase di Dostoevskij (spero sia esatta): “Bene, allora, eliminate il popolo, toglietegli ogni potere, fatelo tacere. Perchè l’illuminismo europeo è più importante del popolo. Ecco, chi non si batte contro questo per me non è di sinistra”.

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