Raccontare e riflettere serve a capire. Nel post di ieri, raccontando l’episodio della famigliola che compra il computer per il figlio, tentavo una interpretazione di tanti atteggiamenti di nostri giorni. Il post che avevo scritto a proposito delle primarie sullo scontro generazionale potrebbe essere ripreso anche in questa fase per applicarlo all’irruzione del movimento di Grillo e capire così molte dinamiche apparentemente inspiegabili.
Dal 2007 al 2011 ho fatto il preside in un istituto professionale. Non ne parlo volentieri perché fu una esperienza collettiva e non solo personale e rispetto la privacy degli amici che sono ancora sulla breccia. Ma, tra le tante, una cosa mi colpì profondamente: il dissolvimento della famiglia. Ovviamente in presidenza arrivano i casi problematici, i ragazzi che devono essere puniti, i ragazzi che non ce la fanno, i conflitti insanabili direttamente dai singoli docenti. In realtà il mio ufficio era sempre aperto e davo a vedere che mi piaceva conoscere e avvicinare anche gli studenti normali, quelli che lavorano senza creare problemi, anche quelli molto bravi. Insomma credo di aver avvicinato un po’ tutti ma, nei molti incontri che avevo correntemente, alta era la frequenza di famiglie dissolte, di figure parentali evanescenti, di nonni che supplivano come potevano con grande sofferenza. Ovviamente ho potuto conoscere famiglie luminose, eroiche che crescevano i loro figli con esemplare dedizione. Ho visto adolescenti con uno splendido rapporto con i loro genitori. Ma l’impressione che si è radicata in me in questa pur breve esperienza è che il grande problema di questa epoca in questa società occidentale post moderna è la carenza di figure paterne, il mascolino paterno, quello forte che ti difende ma che ti punisce, quello che ti rassicura e che ti dà identità si è come dissolto, sparito dietro le rassicurazioni di una vita molle fatta di sicurezze effimere.
Se ci pensate bene, il potere di fascinazione personale di Grillo, oltre ai marchingegni mediatici di Casaleggio, si fonda su questa interpretazione del ruolo di padre, rassicura, punisce, un po’ violento, un po’ tenero, dà identità a un popolo disperso, si costringe e costringe il suo popolo a soffrire sotto la pioggia e sotto la neve, alza la voce quando serve. La sua leadership risponde a un bisogno di rassicurazione e di identità che molti giovani e molti anziani insicuri per le minacce del futuro sentono fortemente.
Grillo ha gioco facile perché questa società è stata recentemente tradita da un altro padre, quel Berlusconi che aveva suscitato tante speranze in un altro passaggio storico cruciale e che ha dimostrato di aver a cuore soprattutto i propri interessi e non quelli della comunità che lo aveva seguito. Certo un padre rimane tale anche se scopri che va a puttane, tuttavia rimani ferito, dimezzato, insicuro, rabbioso. Delusioni analoghe si possono applicare a tante altre figure che in questa tornata elettorale sono state cancellate e rimosse.
Poi c’è un popolo che da tempo si è liberato dal padre e che se può lo rimuove appena questo si fa vivo. La sinistra che diffida dei leader perché sente puzza di autoritarismo, di risorgente fascismo. I leader naturali durano poco, appena sbagliano o appena sembrano inadeguati non vengono perdonati. In fondo, nelle primarie del centro sinistra, al di la del merito dei contenuti programmatici, il popolo ha giudicato le persone, il loro profilo. Quanto ha giocato la riluttanza ad avere una figura paterna forte tra Renzi e l’usato sicuro di un placido zio che mostra saggezza e bonarietà? In me questo aspetto ha giocato molto nella scelta del candidato. Ma se il popolo disperso cercava una guida paterna, lo zio Bersani non ha entusiasmato.
Non sembri irriverente ma ciò che si celebra in questi giorni in Vaticano ha qualche punto di contatto con questo problema: Benedetto ha capito che il suo popolo ha bisogno di una figura di padre forte, che le sue forze di anziano malato e tenuto in vita dai farmaci lo costringevano a passare la mano a un nuovo capofamiglia che fosse più giovane e più forte. In questa famiglia ordinata, in cui le regole sono scritte e rispettate da migliaia di anni si sta procedendo ad eleggere democraticamente un nuovo condottiero che sia un nuovo padre.
Vedremo se Grillo ha approfittato di questo bisogno di tanti cittadini per costruire un potere personale a proprio vantaggio per soddisfare una smania insana di successo e di vendetta nella fase calante della propria vita. Vedremo se Grillo saprà lenire le sofferenze del suo popolo come un padre amorevole. Per il momento io continuo a preferire lo zio benevolo e sereno piuttosto che il padre incazzoso che sta gettando a terra il servizio buono dei piatti e quello dei bicchieri. Quando si calmerà?
Intanto questo nuovo padre fa promesse che non potrà mantenere, 1000 euro al mese per tutti per 3 anni. … lordi o netti?
PS del gennaio 2017 …. e poi arriva TRUMP
Categorie:CinqueStelle, Politica
Elisabetta Bolondi La promessa di mille euro al mese, lordi o netti che siano, mi sembra la ciliegina sulla torta, per usare una metafora dello Zio, che fa scopa con la lettera del rimborso imu…..ma siamo un paese così fragile, ingenuo, apparentemente furbo, in realtà masochista?????
Paolo Giunta La Spada Condivido tutta la prima parte sulla famiglia dissolta e sul padre inesistente, ma i riferimenti ai politici mi sembrano un po’ forzati. Semmai il papà di questa epoca è il Presidente Napolitano. Grillo non mi sembra impersonare in alcun modo il padre che decide. Semmai credo lui faccia scattare in molti che non decidono mai della propria vita e che non si assumono responsabilità un meccanismo di identificazione. D’altro canto per molti, anche nella vita privata, vige il principio del dissolvimento alla prima difficoltà, del divorzio alla prima crisi, del litigio al primo serio sacrificio. E allora via con la rabbia per il mondo intero: molto più facile che decidere chi sei, che cosa vuoi e farlo seriamente…
Raimondo Bolletta Non sono stato chiaro. È la mancanza di una figura paterna ben risolta che porta ad andar dietro in modo fideistico a qualcuno che scimmiotta un sostituto che deresponsabilizza. Più ci penso a questa situazione e più sento che ha molto a che fare con la psiche più ancora che con il portafogli.
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