Come dicevo avrò meno tempo per scrivere su questo diario ma avrò più cose da raccontare, da tenere a mente o da condividere.
Il giro per le scuole è cominciato e vorrei appuntarmi qualche impressione, cose che non violeranno le privacy delle scuole di cui parlo, che restano anonime, cose che non interferiscono sui contenuti dell’indagine di cui mi sto occupando.
Mercoledì scorso ho visitato due scuole a Roma in quartieri distanti dal mio, quartieri che non ho mai visitato e che non conosco. Una scuola media e una scuola elementare. Entrambe le scuole hanno spazi esterni recintati a cui si accede suonando un campanello. La vigilanza è attenta e dopo pochi secondi qualcuno si fa avanti per chiedere chi stavo cercando. Il personale delle due portinerie è cortese ed attento e rapidamente sa gestire il problema di una visita di un estraneo che sembra inattesa.
Nella scuola elementare, essendo arrivato in anticipo rispetto all’ora concordata, vengo fatto accomodare su un divanetto antistante la presidenza in un corridoio in cui transitano delle scolaresche che si spostano verso la mensa o escono in giardino. Una pipinara, così diciamo a Roma, di ragazzini e ragazzine vocianti in genere allegra, in alcuni momenti insopportabile. Mi chiedo come facciano le maestre a resistere tutti i giorni e per tante ore. Guardandoli mi è tornata in mente una riflessione che facevo tra me in queste ultime settimane.
Noi viviamo in una società in cui vige una forma di segregazione sistematica dei vari gruppi sociali, delle generazioni, dei vecchi, dei giovani. Da quando ho lasciato la scuola è come se la scuola non esistesse più, le scuole sono edifici chiusi, arroccati, impermeabili in cui per i più svariati motivi non si può entrare. Se uscite di casa verso le dieci di mattina vedrete per strada solo anziani, quelli più attivi vanno a fare la spesa o camminano a passo svelto, altri camminano con lo sguardo fisso e triste, oppure sono accompagnati da uno o da una badante. In certe ore compaiono poi i bambini che, più o meno scalmanati, tornano a casa da scuola, spesso di corsa perché devono andare successivamente in piscina o partecipare ad una delle cento attività pomeridiane pianificate dalle famiglie.
Si vive separati, protetti, a scanso di contaminazioni pericolose e la scuola eleva barriere tra se stessa e gli stessi genitori. Così nella scuola elementare, finita l’intervista della professoressa, superata la cancellata che si chiude subito a scatto dopo il mio passaggio, ritrovo genitori e nonni in attesa all’esterno per riprendersi questi ragazzini protetti e vigilati …. segregati?
Riporto in primo piano due commenti che ci sono stati su FB
-
Mariangela Varone Quando ho letto segregazione pensavo si riferisse ai grillini ( che il correttore cerca di trasformare in frollini) segregati sul pullman chissà dove…
Raimondo Bolletta Cara Professoressa, non vi si può nascondere niente. L’allusione era evidente anche se quanto dico sulla scuola che reclude e segrega rimane di per sé un problema che sento da tempo. -
In fondo, se ci si pensa bene, anche questo movimento 5S che affida ad uno solo, il maestro, la responsabilità piena delle scelte dell’intera comunità degli eletti, (eletti in tutti i sensi, unti del signore e rappresentanti di un popolo più vasto) ed eleva barriere protettive, li raccoglie in clausura senza distrazioni e interferenze è il prodotto di una società che si fonda sulla segregazione dei diversi e sull’eliminazione-selezione di chi non ce la fa. Rottamazione di coloro che non sono d’accordo con il nuovo che avanza, anatema e condanna di chi non è moralmente all’altezza, senza pietà e misericordia, ma se ciascuno pensa solo a se stesso o al suo gruppo sociale, povero o ricco è lo stesso, viene preso dalla paura e allora la paura prende il sopravvento e gli steccati non sono mai abbastanza alti.
Categorie:Cultura e scuola, Riflessioni personali, Scuole in Italia
Rispondi