E se facessimo un sunto delle puntate precedenti? Ho trovato un bell’articolo sulla rete che traccia la catena degli errori che ci hanno portato sino a qui.
Cerco anch’io di riassumere tralasciando i dettagli, superando la cronaca emotiva che connota i miei post. Come potrei raccontare la situazione ad uno straniero che non capisce la nostra lingua e non accede alla nostra televisione?
La crisi finanziaria mondiale del 2008 ha anticipato gli effetti della deindustralizzazione degli anni 80 e 90, l’Italia non ha tratto vantaggio dall’euro anzi un cambio reale fasullo che ha consentito ai negozianti di raddoppiare i prezzi ha consentito di far arricchiere alcune categorie e alcune regioni a scapito di altre categorie e regioni facendo aumentare lo spread sociale tra ricchi e poveri. Le medicine adottate per lenire o guarire la crisi dell’inizio anni novanta si sono rivelate inefficaci o controproducenti. Tra queste medicine le leggi elettorali quasi maggioritarie che dovevano dare stabilità e migliore rappresentanza democratica. La classe politica ha trovato il modo di essere inamovibile con l’alternanza blanda e complice tra maggioranza ed opposizione e si è progressivamente corrotta nei suoi principi, valori e comportamenti. Per anni, trenta o quarant’anni, prima la svalutazione competitiva della liretta e poi i bassi tassi di interesse del debito pubblico espresso in euro hanno consentito di finanziare a debito i consumi privati e l’arricchimento degli evasori fiscali creando un debito pubblico esorbitante che è stato nel 2011 oggetto di una speculazione finanziaria internazionale che cercava di disgregare l’euro e ricavare vantaggi sulla ristrutturazione finanziaria mondiale che ne poteva derivare.
Alla crisi del 2011 si rispose con un commissariamento politico di un governo di tecnici graditi ai creditori internazionali e all’Europa che ha imposto una tregua tra destra e sinistra e ha adottato decisioni che hanno fermato la crisi finanziaria con una politica deflattiva. Il quadro del malessere sociale dovuto alla sistematica deindustralizzazione legata alla delocalizzazione delle produzione e degli stessi capitali è peggiorato.
E’ nata così una rivolta popolare interclassista, di un popolo di delusi, che non trovando espressione nelle forze politiche parlamentari ne ha espressa una nuova, creata scientificamente da un mago delle vendite via web che è riuscito a orientare e condizionare le opinioni di un 15% della popolazione. Poiché una parte cospicua degli aventi diritto non vota quel 15% pesa come il 25% nel nuovo parlamento ed è lì con l’intenzione di aprire le istituzioni come scatole di tonno.
Il disagio economico e sociale pesa soprattutto sui giovani che non sanno come fare a inserirsi nel ciclo produttivo per cui lo scontro sociale non è più solo tra ideologie, tra categorie, tra gruppi di interesse ma tra generazioni, i giovani contro i vecchi, i vecchi contro i giovani. La ‘rottamazione’ e ‘tutti a casa’ sono diventate parole d’ordine e categorie politiche.
Il disagio ha amplificato ormai da vent’anni gli egoismi localistici, l’invidia e il sospetto. L’aumento delle differenze sociali ha disperso le formazioni politiche che un tempo rappresentavano intere classi sociali. La scomparsa del partito dei cattolici ha generato la vittoria del partito delle partite IVA, dei commercialisti, di rappresentanti di commercio dei piccoli professionisti, dei garantiti nelle burocrazie, dei pensionati a reddito certo capeggiati da un magnate che controlla l’informazione televisiva e parte della stampa. La scomparsa del partito dei proletari ha generato una aggregazione di forze residuali accomunate dalla resistenza al blocco di destra vittorioso. La deindustrializzazione ha disperso e marginalizzato la classe operaia, i prestatori d’opera sono stati sostituiti da immigrati senza diritti, senza diritto di voto. La borghesia impiegatizia, consolidatasi nei servizi pubblici che assicurano il welfare oscilla tra le tre forze in campo, destra, sinistra e centro ribelle.
Ci sono state le elezioni ma il nuovo parlamento non è in grado di esprimere una maggioranza omogenea adeguata a rispondere al malessere profondo rappresentato inutilmente da un 25% di parlamentari che si è arroccato sull’Aventino. Forse si tornerà ad una nuova forma di commissariamento di un governo ‘di servizio’ presieduto da un giovane molto solido che, conoscendo a menadito la struttura del potere, potrebbe essere in grado di pilotare il paese verso nuove elezioni senza creare troppi danni.
Per chi volesse continuare a riflettere sulla situazione per capire segnalo un altro post come al solito molto lucido ed interessante scritto da un attento commentatore che vive in America e chi ci osserva da lontano.
Categorie:Economia e finanza, Politica, Riflessioni personali
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