Questa mattina mi sono svegliato con questo ricordo. Molti anni fa mia madre si prese quasi un esaurimento nervoso perché sopra il nostro appartamento venne ad abitare una pazza cattiva che cominciò ad averla in antipatia e ad infastidirla. Nulla di diretto ma battutine, borbottamenti mentre sbattendo lo straccio della polvere alla finestra si chiedeva ‘chissà se questa di sotto pulisce mai …’ e tante altre punzecchiature simili. A un certo punto cominciò a mettersi gli zoccoli per andare a letto piuttosto tardi e alla protesta di mio padre lei risposte mettendo le ciabatte ma comprando delle biglie di ferro che guarda caso nel cuore della notte le cadevano di mano e rimbalzando sul pavimento ci svegliavano sistematicamente. Cambiammo casa.
Stamattina questo ricordo l’ho associato alla nostra situazione politica attuale: siamo esposti, la nostra democrazia è esposta, ad una offensiva nevrotizzante fatta di sistematiche punzecchiature, di colpi di scena, di atti violenti, di carezze consolatorie da parte di personaggi che forse hanno un obiettivo razionale chiaro ma che al fondo sono mossi da una nevrosi personale e collettiva che un centinaio di anni fa ha prodotto tragedie immani nella civilissima Europa.
Oramai nessuno si salva, qualsiasi icona che sia rassicurante per un popolo disperso e preoccupato viene derisa, svillaneggiata, attaccata, vilipesa.
Questa sindrome che si propaga come un virus , ha la sua forza più devastante nella propria capacità mimetica, nella gradualità dei sintomi, nella lentezza delle modificazione per cui ci stiamo abituando a tutto e non ci rendiamo conto che l’entusiasmo di poveri scemi intorno al falò di un libro di Augias è il sintomo che quei poveri scemi sono squadracce pericolose capaci di violentare una donna come si brucia un libro (per inciso nella simbologia freudiana un libro è a volte associato al corpo femminile). Insomma i giochetti di Grillo sono diventati giochi pesanti, gli azzardi e le accelerate di Renzi sono spallate pericolose se non si valutano tutti gli effetti di scelte prese di corsa sull’onda della passione.
Ma ieri siamo andati al concerto di musiche ebraiche organizzato dal Conservatorio di Santa Cecilia in occasione della giornata della memoria. Il clima era sereno, forte, lieto. Molti i giovani, alcuni con la kippah. Questo popolo provato da una tragedia senza pari ha ritrovato la forza per allevare figli belli e con la schiena diritta coltivando la memoria delle proprie radici e preservando la propria identità. Noi stiamo facendo terreno bruciato sperando che il fuoco possa rigenerare il pascolo come accade alle stoppie d’estate. Purtroppo se si perde identità si è più esposti alle nevrosi.
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