Ieri è stato oltrepassato un limite, infranto un tabù nel tentativo di segare definitivamente il ramo su cui siamo seduti. Ricordo che questo è uno degli effetti della epidemia di grullosconite di cui è affetta la nostra società, segare il ramo in cui si è seduti lasciando che la pianta rimanga a chi gestisce la danza degli oltraggi.
Mi riferisco al nerboruto, palestrato, lampadato, grilliforme che ha dato del Boia al presidente Napolitano. Non sappiamo se la fattispecie rientri tra i reati previsti dal codice, certamente è una offesa grave che incrina una sacralità delle istituzioni che il suo più alto rappresentante incarna in una Repubblica. Noi anziani che abbiamo fatto il militare ci emozioniamo ancora quando la tromba suona gli onori alla bandiera, onori al presidente.
Sarebbe un episodio insignificante, una delle tante bestemmie che continuamente vengono lanciate al cielo, una delle tante imprecazioni che la gente grida per sfogarsi, una delle tante volgarità che qualificano chi le pronuncia se non fosse l’ultima di una serie di punzecchiature, minacce, improperi, post che quotidianamente affollano la rete, i telegiornali, i giornali. Nessuno si salva, nemmeno il cardinal Martini nemmeno il senatore a vita Abbado.
Sia chiaro, la flatulenza grillina è sullo stesso piano del disprezzo renziano per gli anziani da rottamare, è simile al tono usato per parlare del parlamento che deve in tempi certi approvare un testo che lui ha convenuto con un pregiudicato, ricorda il tono efficientista da padrone che usa nei confronti del presidente del consiglio il quale deve stare al passo della novità del nuovo unto del signore. Non parlo del barone di Arcore perché il suo disprezzo per la magistratura, per il Quirinale che rivede le leggi, per la corte costituzionale che andrebbe abolita, per il parlamento che non gli approva le leggi che gli servono, il suo disprezzo per lo Stato è noto da anni.
Ora è arrivato Grillo a raccogliere i cocci del malcontento, deve demolire tutto, non si appresta a formare e selezionare una nuova classe politica in grado di governare, deve demolire ogni istituzione rappresentativa mandandoci giovinastri impreparati e spesso frustrati che con 2500 euro al mese più le spese hanno mirabilmente risolto i loro problemi economici. Grillo deve dare la spallata definitiva ad una economia in gravi difficoltà raccomandando agli stranieri di non investire in Italia, prevedendo un default certo, propalando false teorie economiche per cui la liretta stampata ad libitum risolverebbe il problema. Le banche sono truffaldine, i politici corrotti, le istituzioni marce ed inefficienti … ora il presidente è un Boia. Ma un grulloscone direbbe subito: lascia stare, è una battuta per farsi capire, lui sa bene che l’impeachment non esiste nel nostro ordinamento e che è previsto solo l’alto tradimento o attentato alla Costituzione di fronte alle camere in cui la sua forza casinara non ha la maggioranza.
Ma il giochetto di Grillo è perverso: Napolitano ha detto, accettando a malincuore la riconferma, che sarebbe rimasto solo per il tempo necessario a creare le condizioni per nuove elezioni visto che il parlamento non era in grado di esprimere una maggioranza coerente per dare la fiducia ad un governo, tutti sanno che il tempo è quello tecnico per approvare una riforma costituzionale che abolisca il bicameralismo perfetto e renda possibile una nuova legge elettorale sostitutiva di quella dichiarata illegittima dalla corte costituzionale. In pratica servono almeno 18 mesi per la doppia lettura delle leggi costituzionali per cui le sue dimissioni sono cosa certa alla fine del ’14. Ecco allora che inizia la campagna di demolizione della figura del presidente, continue punzecchiature perché quando se ne andrà il grasso giullare possa dire che l’allontanamento di Napolitano dalla vita pubblica è stato merito suo.
Il gioco si fa molto pesante e gli ingenui che pensano di essere più furbi ed intelligenti degli altri perché sono stati elevati al soglio con plebiscito sono pericolosissimi.
Lunga vita a re Giorgio!
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