Dopo la prima

Ed ora vi racconto come è andata la prima. Giovanna ha insistito perché io e Lucilla partecipassimo all’evento anche se ormai avevo visto il film 5 volte. Volentieri ci siamo messi in viaggio per la Toscana con la curiosità di conoscere la realtà che era stata disegnata nel film e con l’ansia di conoscere le reazioni di quella comunità che attraverso i 5 giovani si era lasciata rappresentare anche in aspetti della vita che normalmente sono gelosamente custoditi nel privato. 

Siamo arrivati nel primo pomeriggio a Monte San Savino poco prima che scoppiasse un bel temporale con grandine, nuvoloni neri incombevano su un paesaggio collinare che si accendeva di colori dai forti contrasti. Giovanna, che era stata a scuola con un’altra ospite Gioia esperta di antropologia ci raggiunge in albergo ed insieme andiamo a mangiare da un protagonista e finanziatore del film, Aldo che in una cantina ornata di prosciutti serve delizie a base di cinta senese e di chianina. Nel locale è esposta la locandina del film, si capisce che l’evento coinvolge gran parte della cittadina. 

Giovanna ci comunica che data la grande richiesta ci sarà una pre-prima alle 18, poi alle 20,00 un rinfresco organizzato dalle famiglie presso un dopolavoro per anziani e poi la proiezione con il sindaco e le autorità alle 20,30.

Decidiamo di assistere ad entrambe le proiezioni.

Il teatro Verdi è una bomboniera, popolata di studenti e di insegnanti e di alcuni genitori. Già pieno, al nostro arrivo ci riservano due posti in seconda fila. Peccato, mi sarà difficile osservare le reazioni dei ragazzi. Tutti sono visibilmente emozionati, tranne pochissimi docenti, nessuno ha visto il film, nemmeno i protagonisti, una sorpresa molto attesa. 

Il film parte dal vociare di un corridoio scolastico interrotto da una campanella che dà il via al Va pensiero di Verdi. Gli occhi dei 5 protagonisti in primissimo piano acchiappano l’attenzione dello spettatore e nel teatro cala un silenzio assoluto quando il brano musicale finisce e la storia comincia. Nessun risolino, nessun commento, una attenzione tesa e commossa che dura per tutto il film. Stando avanti non potevo girarmi, così osservavo con la coda dell’occhio i ragazzi che stavano nella mia fila: il film è lento, lentissimo rispetto agli spettacoli televisivi a cui siamo abituati ma l’espressione dei volti è attenta, quasi immobile, forse commossa. Quando il racconto si fa spiritoso o allegro la platea ride o sorride, non sembra proprio una platea di ragazzini al cinema, è una comunità che si sta rispecchiando in una rappresentazione che ne trasfigura la naturale bellezza.

Alla fine tutti sono visibilmente contenti, i preside, i docenti i ragazzini che disciplinatamente prendono la via di casa ma sembrano volersi attardare con i compagni. Ed ora attraversando i vicoli bui della cittadina si va al dopolavoro dove sono radunati i protagonisti, famiglie e studenti della classe in cui è stato girato il film. E qui la musica riprende corpo, 4 ex studenti della banda ormai grandicelli ci intrattengono con un concertino di fiati di musica leggera, popolare o jazz. Quando ormai i vassoi del rinfresco sono vuoti, arriva la mamma di Zaira, una protagonista del film, con un sontuoso cous cous fumante e profumatissimo, quasi che il film si fosse materializzato di nuovo tra noi con alcune sue scene che mi erano diventate famigliari ma che tra breve tutti avrebbero visto per la prima volta. 

La proiezione ufficiale è stata più formale, con il sindaco, le autorità, i saluti e i ragazzi sempre più impazienti di vedere cosa veniva fuori dal lungo lavoro svolto con il regista Rachid Benhadj. I protagonisti erano nervosi, si rendevano conto di essersi messi a nudo, di aver svelato qualche lato del proprio carattere e dei propri pensieri. Prima del film sono state proiettate come introduzione una serie di fotografie intervallate da testi degli autori dal titolo Ne abbiamo scelti 5 ma potevano essere 100. Primi piani fotografati da Carlotta Vigliani come fosse materiale preparatorio della fase di selezione degli attori. 

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Immediatamente la sala ha ridacchiato riconoscendo questo o quello e scorgendone gli evidenti difetti di volti acerbi di adolescenti ma poi come per incanto musica, volti, espressioni, colori hanno incantato la platea che scorgeva nelle differenze tra le varie personalità una comune bellezza e forza. Così finalmente inizia il film, questa volta ho trovato il posto nel loggione in alto e riesco ad osservare i palchetti in cui i protagonisti si sono ‘rifugiati’ insieme a tre o quattro amichetti o amichette. Lo spettacolo incanta anche questa platea ed io per la settima volta non mi annoio vedo nuovi particolari colgo quel ritmo profondo che conduce alle note finali di quel concerto che deve essere diretto dal maestro tanto atteso.

Finita la festa, consegnati segni di riconoscenza per i tanti finanziatori dell’impresa il pubblico va a casa, rapidamente perché è tardi e domani tutti a scuola.

La mattina dopo Giovanna non ci lascia partire all’alba ma ci ’trascina’ in un’altra scuola della rete a Castiglion Fiorentino, un altro set del film.  Una giovane preside ci accoglie, ci accompagna nel centro della cittadina e poi nella scuola ospitata in un antico edificio degli scolopi perfettamente restaurato per fungere da scuola moderna. Mentre ci accompagna in ascensore sulla sommità della scuola per ammirare da vicino la torre della città e i tetti ci preannuncia la sorpresa dell’antica cappella anch’essa destinata alla scuola. Non potevamo immaginare che la scuola avesse una palestra simile. Nel film tanta bellezza e tanta ricchezza ci era stata annunciata. Intanto Giovanna riprendeva di gran lena il suo lavoro perché dopo la prima incomincia una nuova avventura.

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Categorie:Cultura e scuola, Scuole in Italia

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