Come Bersani

Leggo su una intervista di oggi che Bersani la pensa come me, o meglio, che io la penso come Bersani!

Bersani è un perdente, forse, ma è una persona onesta e competente come ce ne sono poche in giro, a volte non capisco perché continui a rimanere ostinatamente fedele alla ‘ditta’.  La presa di posizione per il no al referendum sulle trivelle mi conforta.

Qualche giorno fa avevo cercato di chiarirmi e di chiarire la mia posizione sul post lo gnommero delle trivelle del quale riporto qui una parte.

Onestamente devo confessare che sono confuso e scrivendo questo post cerco di fare il punto rimanendo aperto ai commenti dei miei lettori e a considerazioni che mi aiutino a decidere.

Strumento arrugginito

I referendum sono diventati uno strumento ambiguo i cui effetti sono nulli o addirittura controproducenti. Ciò accade tutte le volte in cui il quesito referendario è più un pretesto per rompere degli equilibri e scatenare della reazioni emotive piuttosto che un punto di riferimento positivo verso cui coalizzare forze che altrimenti non sarebbero rappresentate dalle forze politiche. Il meccanismo distorcente a livello sociale sta nel fatto che la maggioranza che si esprime si muove su una petizione di principio moralmente giusta e bella ma che non corrisponde agli interessi reali di una maggioranza effettiva di cittadini.

Effetti secondari

Non solo non si conosce bene il quesito ma soprattutto non si riflette sugli effetti secondari della propria scelta. L’esempio del nucleare è chiarissimo: votammo contro il nucleare, alla lunga la scelta è stata positiva? Siamo andati a costruire le centrali in Francia a pochi chilometri dal confine a due passi dalle regioni più popolate e produttive, le abbiamo costruite nell’est europeo e compriamo energia elettrica di origine nucleare senza badare a spese. Una intera generazione di fisici e ingegneri si è adattata ad insegnare matematica nei nostri istituti tecnici.  Siamo andati dietro al referendum di Segni, non io, e ci troviamo con un sistema elettorale super maggioritario in cui gli eletti sono prescelti dalle segreterie dei partiti. Potrei continuare. Ma questi due esempi sono sufficienti per scorgere in questo referendum delle trivelle gli stessi rischi: tutti vogliono il mare pulito, la natura rigogliosa, tutti odiano i grassi capitalisti che speculano sulla vendita del petrolio ma nessuno si chiede quali saranno gli effetti pratici dell’abrogazione della norma che prevede la proroga delle concessioni in essere fino all’esaurimento del giacimento.

Effetti immediati?

Intanto non ci saranno effetti immediati positivi, cioè le trivelle continueranno a lavorare fino alla scadenza della concessione, in media una decina di anni, molti di noi non ci saranno più. Qualche impianto vicino alla scadenza non rinnovabile sarà manutenuto di meno o abbandonato, altri saranno svenduti a imprese prestanome per ridurre le perdite dell’investimento che era pianificato per tempi più lunghi di ammortamento, altri impianti pomperanno di più massimizzando la quantità estratta nel tempo di concessione residuo. Quindi in molti casi ci sarà un aumento di probabilità di malfunzionamenti, incidenti e inquinamento. (scusate non sono un ingegnere né un economista cerco di ragionare con la mia testa, chi è più competente per cortesia smonti il mio ragionamento).Naturalmente oltre le 12 miglia si potrà trivellare, magari in diagonale (scusate ho visto troppi cartoni animati di Walt Disney). 

Emotività

Il caso Guidi e l’inchiesta di Potenza introduce un’ulteriore confusione sui termini della questione: il pregiudizio anticapitalista, la poetica del ritorno alla natura sovrappongono i due problemi quello delle trivellazioni marine e quello dei pozzi della Basilicata, per cui a sentir parlare di trivelle sussultiamo come fossero i trapani del dentista. Naturalmente pretendiamo che al distributore la benzina sia sempre disponibile e il gas ci riscaldi la casa e la doccia.

Perché voterò NO

Ebbene sì, voterò no. Abolire quel codicillo non migliora la situazione, la peggiora, probabilmente, ma soprattutto costituirebbe un fragile alibi per continuare a disinteressarsi della gestione dell’approvvigionamento energetico che è l’autentica spina nel fianco del nostro sistema produttivo e della qualità della nostra vita.

I partigiani del mi diranno che quest’ultima ragione vale soprattutto per il no. I cittadini accettano il codicillo e sottoscrivono così una politica energetica insoddisfacente.

E’ per questo che sostengo che il referendum è uno strumento rotto che non chiarisce la situazione ma la intorbida con un dibattito tutto emotivo e poco legato agli interessi reali dei cittadini.

Andare o non andare?

Insomma a questo punto vado al mare a controllare che non ci siano in giro nuove trivelle a vado a votare?

Qui c’è un ulteriore elemento che mi complica la vita: Renzi ha suggerito di astenersi dal voto dopo che un bel po’ di presidenti di regione del suo partito avevano promosso il referendum (a proposito, se non ho capito male questo referendum è una novità pericolosa, è l’espressione del dissidio tra regioni e stato sul quale non si esprime la corte costituzionale come in genere dovrebbe accadere ma direttamente i cittadini).

Non è bello  e non promette nulla di buono un suggerimento di non partecipazione democratica, nel clima arroventato di questa Repubblica languente.

Trovo che le trivelle sono niente rispetto ai rischi di una involuzione democratica e fermare il renzismo è un dovere. Quindi andrò a votare.

Effetto concorso di bellezza

Quando si vota ci si comparta come lo speculatore di borsa di cui parlava Keynes. Come voteranno gli altri? E’ facile intuire che gli astensionisti sono ormai la maggioranza dei cittadini e che Renzi abbia scelto la tattica più semplice, peccato che quei rompiscatole dei giudici di Potenza abbiano rotto le uova nel paniere. Quelli come me che voteranno e voteranno no saranno una piccola minoranza ma contribuiranno a raggiungere il quorum e a far vincere così il sì. Cipolla direbbe che sono uno stupido agendo contro i miei interessi poiché per danneggiare il nemico provoco un danno a me stesso? Forse.

Mi sembra però che potersi opporre al dilagante renzismo piagliatutto valga di più degli effetti secondari della vittoria del sì.

Riprendendo una delle ragioni esposte da Bersani, aggiungo che questo inutile referendum si poteva benissimo evitare modificando il testo contestato dalle regioni ed adottando ad esempio il regolamento europeo che su questioni del genere e cioè sulla durata e sulla rinnovabilità delle concessioni prevede gare pubbliche trasparenti. Era l’unico modo per continuare a produrre energia con metodi aggiornati e verificati rispettosi della natura e degli interessi materiali delle popolazioni italiane ed europee. Ma Renzi ama l’esercizio muscolare del potere come tutti i populisti interessati a succedergli e sposta l’agone dal confronto scientifico e razionale allo scontro emotivo e viscerale.



Categorie:Politica

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5 replies

  1. Voterò SI pur condividendo in parte quello detto da Bersani. Prima osservazione: il nucleare in Italia è abortito perché i petrolieri pagarono i politici per avere mano libera sul petrolio e farcelo “bere” a tutti i costi. Oggi siamo al secondo tempo stanno facendo di tutto per continuare a produrre energia con i fossili. In questi giorni per convincermi a votare SI mi sono riletto quanto scritto e fatto da Aurelio Peccei negli anni ’70 fino ad oggi e sono sempre più convinto che in Italia si può passare al solare ed avere una copertura fino all’80% da qui al 2030. Certo ci vorrebbero dei politici che facessero lavorare: fisici, ingegneri ecc. anziché mandarli all’estero come è stato fatto con Rubbia che è stato sostituito dal perito elettrotecnico leghista e questo dice tutto. Voto SI per tutti questi motivi e sono disposto a confrontarmi in un dibattito pubblico.

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    • Intanto grazie per il tuo intervento. Nel mio post ho cercato di argomentare la mia scelta che può effettivamente apparire una po’ contorta e sofferta. Siamo in una fase delicata della nostra vita pubblica non solo perché incombono tanti pericoli finanziari, ambientali, economici e politici ma soprattutto perché in assenza di una visione coerente delle scelte politiche da prendere, tutte dolorose, sta prevalendo l’adozione di visioni manichee, le posizioni assolute legate a principi ed ideali molto generali che non si confrontano con la realtà. I referendum costringono a scegliere in modo estremistico, pro o contro, e quasi mai sciolgono il problema che vorrebbero dirimere. E ciò è vero anche se non ci fossero forze interessate che pilotano l’opinione pubblica. I sistemi complessi non sono bianco-nero ma presentano una infinità di approcci e di variabili per cui qualsiasi medicina presenta controindicazione ed effetti secondari. Questa classe politica, questa nuova classe politica, priva di valori e di competenze ha la pretesa di pilotare la macchina andando veloci sull’orlo di un burrone e quando la macchina non risponde come dovrebbe lascia il volante e dice ai passeggeri: ora guidate voi perché voi sapete come si fa e quali sono i vostri interessi. Tutto ciò mentre si percorre una strada di montagna stretta e tortuosa in cui nemmeno un autista navigato come Draghi esclude che dopo la prossima curva ce ne possano essere altre non superabili. … Scusa sto forse divagando. Grazie del tuo intervento.

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    • aggiungo che sono d’accordo con Peccei e leggevo anch’io I limiti dello sviluppo negli anni ’70. Ok per il solare ma per costruire i pannelli solari occorre energia … quale?

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  2. Non esageriamo non è da oggi a domani che restiamo al buio se decidiamo di passare alle rinnovabili. Aggiungo un altro argomento se la smettessimo di comprare petrolio risolveremo anche il problema del medio oriente. Ti sei mai chiesto perché il prezzo del barile è sceso così rapidamente: per mettere fuori mercato lo shale gas americano (sono contrarissimo allo shale).

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    • Sulla discesa del prezzo del petrolio ci sono molte interpretazioni possibili. Poiché non credo che nel campo della finanza siano alla lunga possibili complotti politici di singoli poteri forti ma accadono eventi che sono la risultante di una pluralità di cause indipendenti, di eventi casuali e di interessi anche di piccoli agenti, tra le mille cause dell’abbondanza di petrolio sul mercato da un lato c’è il rallentamento dell’economia che usa l’energia dei fossili (Cina in testa, Germania verde …) e dall’altro la necessità di far cassa da parte dei produttori (Russia ma anche l’Arabia Saudita la cui economia necessita di introiti stabili .. quindi a quantità di petrolio venduto crescenti). Ovviamente anche gli americani piangono perché le proiezioni economiche sulla convenienza degli scisti bituminosi sono vacillanti. Ma è illusorio pensare che se non usassimo il petrolio le guerre sparirebbero perché qualche altra risorsa mal distribuita provocherà nuovi sconquassi .. Insomma rispetto moltissimo chi vota SI purché non sia una scelta superficiale e fideistica di chi pensa di aver risolto così il problema, ha risolto quello del suo orto dietro casa ma il rischio è che gli crolli la casa se non si predispone ad affrontare una situazione così complessa con la competenza, la prudenza, il lavoro, la solidarietà e la coesione con gli uomini che gli stanno intorno.

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