Nuovi salvataggi

In questi giorni, dopo le polemiche allarmistiche sul MES, è scoppiato il caso della Banca Popolare di Bari fonte di nuove discussioni, campagne di stampa, speculazioni finanziarie e politiche.

Finché i moralisti staranno al potere e gli immorali faranno l’opposizione la gente razionale ha poche speranze e deve assistere impotente al trionfo dell’incompetenza, del pressappochismo e della memoria corta.

Ripeto quasi integralmente quanto scrivevo 3 anni fa sull’argomento.

L’instabilità globale e gli indici di borsa annunciano nuovi terremoti, scelte politiche estreme sono sottoscritte da popolazioni pasciute mentre interi popoli attanagliati dalla fame si sono messi in marcia verso luoghi dove c’è cibo in abbondanza.

E’ sempre un ottimo momento per arricchirsi, per creare nuove dinastie e nuovi potentati che governeranno il mondo nei prossimi decenni. Poiché nulla si crea e nulla si distrugge, nemmeno nella finanza, gli arricchimenti sono possibili se ci sono diffusi e gravi impoverimenti di coloro che si fanno depredare dal furbo ti turno che lo raggira o gli fa fare una scelta da stupido cioè contro i suoi reali interessi. Tutto ciò è possibile se ignoranza, pregiudizio e presunzione sono troppo diffusi e se gli organi di informazione manipolano i dati perché sia annichilito quel poco di istinto di sopravvivenza che  ciascuno ha.

C’è bisogno di riflettere con razionalità su alcuni concetti base molto semplici per ridurre l’ansia e farci capire meglio cosa sta succedendo.

In un post di qualche tempo fa distinguevo i ruoli degli azionisti, degli obbligazionisti e dei correntisti nel sistema bancario. Nelle analisi e nelle cronache di questi giorni altri protagonisti occupano la scena sono le banche, i governi, le banche centrali, le istituzioni internazionali (commissione europea). Banche, banchieri, finanzieri, politici, esperti sono i cattivi e i risparmiatori sono le vittime sacrificali.

In questa narrazione forse manca un altro protagonista che è volutamente lasciato in ombra, il prenditore che non restituisce quanto gli è stato prestato. Quando si dice che ci sono miliardi di crediti deteriorati ci dovremmo ricordare che pari importo è finito nelle tasche di privati, di aziende e di enti pubblici come prestiti e mutui e che per vari motivi questi soggetti non possono  o non vogliono restituire quanto pattuito, normalmente il capitale più gli interessi. La vulgata prevalente ai tempi della crisi di Banca Etruria e seguenti è che quei soldi se li siano mangiati i politici.

Esiste però un ceto, una casta, che coincide con la vera classe dirigente di ogni paese cioè i ricchi e tra questi gli imprenditori. I ricchi imprenditori lavorano normalmente a debito, cioè chiedendo in prestito i soldi di altri (i risparmiatori) per realizzare i loro affari e le loro imprese.

Quando le cose vanno male e i profitti non sono quelli previsti, si minaccia il licenziamento dei dipendenti, l’interruzione del servizio. Si ottengono così nuovi prestiti e si promettono nuovi risultati. Ma l’economia reale prima o poi decreta la fine di progetti antieconomici e allora si fallisce e il credito che era stato concesso dalla banca sparisce, è stato distrutto e non può essere restituito e costituisce allora una perdita per il bilancio della banca.

In altri casi, ad esempio è il caso dei costruttori di immobili, le vendite del costruito potrebbero rallentare anche a prezzi calanti e non si rientra del capitale investito nei tempi previsti,  allora non si è in grado di rispettare i termini di restituzione del mutuo. Il mutuatario non è fallito ma chiede deroghe e potrebbe fallire se le cose peggiorassero. Quei soldi che la banca aveva previsto di incassare rimangono bloccati e la banca che non ha prestato proprio denaro ma quanto aveva raccolto da tanti piccoli risparmiatori, potrebbe avere difficoltà a restituire ai suoi correntisti o ai suoi obbligazionisti quanto ricevuto in deposito.

Una banca con troppi crediti incagliati perde prestigio, clienti e, se quotata in borsa, vede il suo valore ridursi a vista d’occhio sino al punto di rottura in cui il suo valore di mercato – il valore complessivo delle sua azioni – non può garantire la restituzione ai correntisti del denaro a suo tempo depositato.

E’ un circolo vizioso che non si avvita casualmente e senza ragione ma che può essere facilmente manipolato e accelerato: informazioni giornalistiche o televisive insistenti e terroristiche, influencer al bar e al circolo o su FB convincono i correntisti a ritirare i propri soldi e a tenerne in parte liquidi sotto il materasso o in un’altra banca (Tutti abbiamo visto Mary Poppins). Il sistema in questo modo si autodistrugge perché gli imprenditori non hanno danaro per intraprendere, i lavoratori sono licenziati, i consumatori riducono i consumi, le imprese falliscono perché non vendono i loro prodotti.

I giocatori d’azzardo della Brexit forse non conoscono questi banali meccanismi e non hanno considerato il rischio reale a cui espongono se stessi e i propri cittadini, i quali da stupidi hanno preferito la chiusura all’immigrazione polacca piuttosto che la stabilità di una economia pacifica ed integrata con l’Europa.

Naturalmente ci sono molte strategie per speculare in questi frangenti. Ad esempio, supponete di essere un costruttore edile mutuatario di una banca e di avere un grande patrimonio immobiliare da vendere, tenete alti i prezzi delle vostre case a costo di non vendere e fate sapere che non restituirete i vostri debiti così le azioni bancarie calano, le fate calare finché vostro cognato non è in grado di comprare con lo sconto del 95% le azioni della banca vostra creditrice, a quel punto parte una campagna pubblicitaria intensiva per convincere il popolo  che è il momento di comprare le case perché la borsa va giù. Qualcuno ci casca e voi, imprenditore titolare di un mutuo incagliato, vendete le vostre case, fate i vostri utili, restituite il vostro debito alla banca di vostro cognato. La banca ha di nuovo soldi da prestare, questa volta al piccolo compratore delle case, la borsa risale …  la famiglia dell’imprenditore edile in crisi si è arricchita e il cerino è ora in mano al piccolo risparmiatore che non si è fidato della finanza ed ha preferito il mattone. Il piccolo risparmiatore è diventato il prenditore della banca in cui ha acceso un mutuo per comprare la sua casa e se perdesse il lavoro … torniamo così al caso dei mutui prime del 2008.

Gli esperti mi perdoneranno l’ingenuità dei miei ragionamenti, spero sempre in commenti calzanti e meglio argomentati.

Riassumendo, non possiamo dimenticare anche in questo nuovo frangente un protagonista nascosto colui che deve restituire un mutuo perché qualcuno gli ha fatto un prestito.



Categorie:Economia e finanza, Politica

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