Risparmiatori e finanza

Ci risiamo inizia un nuovo periodo di instabilità globale e gli indici di borsa oscillano giornalmente con valori da cardiopalma, alcune monete storiche svalutano, interi popoli attanagliati dalla fame si sono messi in marcia verso luoghi dove c’è cibo in abbondanza.

E’ un ottimo momento per arricchirsi, per creare nuove dinastie e nuovi potentati che governeranno il mondo nei prossimi decenni. Poiché nulla si crea e nulla si distrugge, nemmeno nella finanza, gli arricchimenti sono possibili se ci sono diffusi e gravi impoverimenti di coloro che si fanno depredare del furbo ti turno che lo raggira o gli fa fare una scelta da stupido cioè contro i suoi reali interessi. Tutto ciò è possibile se ignoranza, pregiudizio e presunzione sono troppo diffusi e se gli organi di informazione manipolano i dati perché quel poco di istinto di sopravvivenza che  ciascuno ha venga annichilito.

Ieri citavo il caso della conversazione al caffè. Da giorni volevo ritornare ad alcune riflessioni sull’economia che avevo sviluppato nei primi post di questo blog. Sento che c’è bisogno di riflettere su alcune concetti base molto semplici che però potrebbero quantomeno ridurre l’ansia e farci capire meglio cosa sta stuccedendo.

In un post di qualche tempo fa distinguevo i ruoli degli azionisti, degli obbligazionisti e dei correntisti. Nelle analisi e nelle cronache di questi giorni altri protagonisti occupano la scena sono le banche, i governi, le banche centrali, le istituzioni internazionali (commissione europea). Questi ultimi sono i cattivi, banche banchieri, finanzieri, politici, esperti sono i cattivi e i risparmiatori sono le vittime sacrificali.

In questa narrazione forse manca un altro protagonista che è volutamente lasciato in ombra, il prenditore che non restituisce quanto gli è stato prestato. Quando si dice che ci sono miliardi di crediti deteriorati ci dovremmo ricordare che pari importo è finito nelle tasche di privati, di aziende e di enti pubblici come prestiti e mutui e che per vari motivi tali soggetti non possono  o non vogliono restituire quanto pattuito, normalmente il capitale più gli interessi. La vulgata prevalente è che quei soldi se li siano mangiati i politici. In parte è certamente vero ma i politici dovrebbero avere uno stomaco ipertrofico.

Esiste un ceto che coincide forse con la vera classe dirigente di ogni paese cioè i ricchi imprenditori che lavorano normalmente a debito, cioè chiedendo in prestito i soldi di altri per realizzare i loro affari. Quando le cose vanno male, i profitti non sono quelli previsti, si minaccia il licenziamento degli dipendenti, l’interruzione del servizio, si ottengono allora nuovi finanziamenti a debito e si promettono nuovi risultati finché l’economia reale non decreta la fine di progetti antieconomici a allora si fallisce e il credito che era stato concesso sparisce, si distrugge. In altri casi, ad esempio il caso dei costruttori di immobili, le vendite del costruito potrebbero rallentare e non si rientra del capitale investito nei tempi previsti,  non si è in grado di rispettare i termini di restituzione del mutuo. Il mutuatario non è fallito ma chiede deroghe e potrebbe fallire se le cose peggiorassero. Quei soldi rimangono bloccati e la banca che non ha prestato il suo denaro ma quanto aveva raccolto da tanti piccoli risparmiatori, potrebbe avere difficoltà a restituire ai suoi correntisti o ai suoi obbligazionisti quanto ricevuto in deposito. A sua volta una banca con troppi crediti incagliati perde prestigio, clienti e, se quotata in borsa, vede il suo valore ridursi a vista d’occhio sino al punto di rottura in cui il suo valore non può garantire la restituzione dei fondi ai correntisti. E’ un circolo vizioso che non si avvita casualmente e senza ragione ma che può essere facilmente manipolato e accelerato: informazioni giornalistiche o televisive insistenti e terroristiche, influencer al bar e al circolo o su FB convincono i correntisti a ritirare i propri soldi e a tenerne in parte liquidi sotto il materasso, Il sistema si autodistrugge perché gli imprenditori non hanno danaro per intraprendere, i lavoratori sono licenziati, i consumatori riducono i consumi, le imprese falliscono.

I giocatori d’azzardo del Brexit che ora scappano vigliaccamente come topi dalla barca forse non conoscevano questi banali meccanismi e non hanno considerato il rischio reale a cui esponevano i propri cittadini, i quali da stupidi hanno preferito la chiusura all’immigrazione polacca piuttosto che la stabilità di una economia pacifica ed integrata con l’Europa.

Naturalmente ci sono molte altre strategie per speculare in questi frangenti. Ad esempio, supponete di essere un costruttore edile mutuatario della MPS e di avere un grande patrimonio immobiliare da vendere, tenete alti i prezzi a costo di non vendere e fate sapere che non restituirete i vostri debiti così le azioni dell’MPS calano, le fate calare finché vostro cognato non è in grado di comprare con lo sconto del 95% le azioni della MPS, a quel punto parte una campagna pubblicitaria intensiva per convincere il popolo  che è il momento di comprare le case perché la borsa va giù. Qualcuno ci casca e voi, imprenditore titolare di un mutuo incagliato, vendete le vostre case, fate i vostri utili, restituite il vostro debito alla MPS di vostro cognato. l’MPS ha di nuovo soldi da prestare al piccolo compratore, la borsa risale …  la vostra famiglia si è arricchita e il cerino è ora in mano al piccolo risparmiatore che non si è fidato della finanza ed ha preferito il mattone. Lui è diventato il prenditore dell’MPS e se perdesse il lavoro … torniamo al caso dei mutui prime del 2008.

Gli esperti mi perdoneranno l’ingenuità dei miei ragionamenti, spero in commenti calzanti e meglio argomentati.

Riassumendo, non possiamo dimenticare un protagonista dell’attuale vicenda colui che deve restituire un mutuo perché qualcuno gli ha fatto un prestito.

Nel prossimo post vorrei riflettere sulla finanza, sui cosiddetti derivati, il nuovo spauracchio che si avvicina come una nuvola scura e minacciosa su questo panorama piuttosto tempestoso.



Categorie:Economia e finanza

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