Sul caso della piccole banche fallite di recente la destra sta armando una bella caciara condita come al solito da un po’ di vittimismo e tanto allarmismo.
Il governo si è mosso forse con un po’ di fretta ma era stretto tra due opposte pressioni:
- l’opposizione che vede nelle banche la radice di ogni male e che ritiene che sia una sistema al servizio della casta politica al potere, che stigmatizzo in tutti i modi il salvataggio della banca Monte dei Paschi di Siena e
- le leggi europee recepite dal nostro parlamento che prevedono, in caso di fallimento di una banca, che siano coinvolti nel crack anche i correntisti.
Cosa avrebbero detto se lo Stato avesse fatto un prestito salvabanche anche in questo caso? Apriti cielo, c’è di mezzo il papà della Boschi! Cosa sarebbe successo se in primavere le cinque banche fossero fallite e se anche i correntisti avessero perso parte dei loro soldi? Panico generale, svuotamento dei conti, ritorno all’economia del materasso e dei prestiti ad usura. Il governo ha scelto di garantire i depositanti e i correntisti applicando la lettera dei contratti legali degli obbligazionisti e degli azionisti.
Onore al merito se Renzi avesse deciso con cognizione di causa, sarebbe uno dei primi passi da statista. Sì, perché senza forse saperlo, ha danneggiato proprio le economie del centro Italia in cui è più fortemente radicato il suo partito. Ma forse era inconsapevole del fatto che questa soluzione drastica, privando migliaia di obbligazionisti ed azionisti di una parte della loro ricchezza, rende quasi certa la mancata restituzione dei mutui in sofferenza all’origine del dissesto delle banche. A volte è meglio ‘perdonare’ rimettere dilazionare parte di un debito e lasciare in vita il debitore che accelerarne il fallimento. In piccolo il caso Grecia?
Categorie:Economia e finanza
Rispondi