La certificazione

Ci risiamo. Allacciare le cinture di sicurezza, si vola in un’altra turbolenza  con nuovi vuoti d’aria.

Come la turbolenza finanziaria del 2011 cominciò con l’abbassamento del rating di alcuni paesi europei e lo spread dominò le scelte politiche ed economiche per alcuni anni, così ora  lo scandalo dei software  truccati delle VW fa traballare le borse di mezzo mondo, sentiamo la minaccia di una nuova recessione.

La multa degli americani alla VW sarebbe una puntura di spillo in termini globali se l’Europa non fosse stata oggetto di una sistematica aggressione dall’interno (le piccole tribù che si risvegliano riscoprendo la virtù del nazionalismo, del regionalismo, del localismo), da est (Ucraina, Crimea ..) da sud migliaia di profughi bisognosi di ogni cosa che sperano di condividere una ricchezza che si fa evanescente.

Sarebbe una punta di spillo se non ci fossero tante bolle speculative in giro per il mondo a partire dalla Cina, dai paesi emergenti, dallo stesso Giappone in cui da qualche anno si pompa lo sviluppo battendo moneta. Ci sono in giro troppi palloni gonfiati perché una puntura di spillo non possa provocare qualche scoppio lacerante.

Un nuovo cigno nero come Deaglio scrive oggi sulla Stampa? Circa sette mesi fa, in piena crisi greca, in un mio post presagivo che il prossimo cigno nero sarebbe spuntato dalla Germania.  Non è successo quello che pensavo allora ma in effetti questa destabilizzazione improvvisa nasce in America e riguarda l’Europa ed in particolare la Germania.

Che c’entra tutto ciò con la certificazione, titolo di questo post? C’entra, c’entra molto.

Chi si ricorda della Enron? Nel 2001 una delle più grandi multinazionali statunitensi operanti nel campo energetico improvvisamente fallì. Un terremoto economico paragonabile alle torri gemelle.

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Bilanci falsi certificati da società di revisione corrotte,  corruzione della politica compiacente che traeva dalla Enron finanziamenti in cambio di concessioni.

Crisi finanziaria del 2007. Mutui immobiliari americani detti subprime concessi a cittadini non più in grado di restituirli e trasformati in certificati finanziari rivenduti in giro per il mondo sotto mentite spoglie.

Crisi Greca. Nel 2009 George Papandreou rivela che i bilanci greci erano stati falsificati per poter entrare nell’euro. Quindi anche le certificazioni degli Stati possono essere falsate!

Grande crisi del debito pubblico europeo. Le agenzie di rating americane declassano sistematicamente alcuni titoli di debito pubblico europei. Finita la crisi, viene fuori che alcune valutazioni certificate dalle agenzie erano state appositamente artefatte.

Ora scopriamo che i teutonici moralizzatori, quando si tratta di curare i propri interessi economici, non scherzano: hanno falsificato le centraline elettroniche, le procedure di controllo degli scarichi dei loro diesel ottenendo così certificazioni falsate per poter vendere  in paesi con standard antinquinamento esigenti.

Perché questo evento potrebbe avere conseguenze imprevedibili e potenzialmente gravi? Perché tutto il nostro sistema economico e sociale nella sua complessità globalizzata si basa sulla certificazione, sull’esistenza di autorità autorevoli che attestano per iscritto che la realtà, la qualità, che noi cittadini non siamo in grado di giudicare e di analizzare, è esattamente come è dichiarato da chi ce la propone.

Se perdiamo la fiducia nelle società di revisione contabile, nei politici che ci governano, nei burocrati che amministrano i tesori degli stati, nelle banche che amministrano i nostri risparmi, nei tecnici e negli ingegneri che dovrebbero essere immuni dalle pressioni del padrone, la regressione economica sarà inevitabile.

Continueremo però a basarci sulle certificazioni, sono il nostro pane quotidiano, un pane costoso che va spesso a favore di coloro che concedono certificati … pensate al certificato energetico delle case, a quello dell’ascensore, ai diplomi di ogni tipo di cui sono infarciti i curricoli ….

Ogni riferimento al problema della certificazione scolastica non è affatto casuale.

Torno ora al problema VW. Mi pare che i grandi certificatori della realtà, gli organi di informazione, stiano volutamente esagerando sulle possibili conseguenze di questo cigno nero. Ancora settimane di paura, altre tosature della borsa e poi la valanga di denaro in circolazione tornerà a comprare in borsa a prezzi stracciati e molti, quelli più coraggiosi, mieteranno tosando i pavidi.

Nella fattispecie, se ho capito bene la natura del problema, sarà sufficiente riscrivere quei software che erano in grado di controllare le macchine in modo che passassero i test, si tratterà di escludere nei programmi delle centraline  quell’assetto del motore che generando più potenza e più sprint inquina di più … oppure declassare quelle macchine dicendo che sono euro (x-1) invece di euro(x). Insomma la soluzione si troverà, una bella campagna pubblicitaria e mezzo mondo tornerà a sfrecciare giulivo con lucenti macchine tedesche.

 



Categorie:Economia e finanza

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