Tra i messaggi per gli auguri di fine anno quello di Enrico C. è stata particolarmente gradito perché si è risolto in un invito a pranzo a Frascati. ‘Lo sa professore che Villa falconieri è stata abbandonata dall’Invalsi? Non si può più entrare da tempo, temiamo che stia andando in malora. Noi abitanti di Frascati vorremmo fare qualcosa, ci servono idee. Soprattutto mi sembra un peccato che si perda memoria ciò che è avvenuto in quella villa negli ultimi quarant’anni. Venga a trovarmi per una chiacchierata, la invito in un buon ristorante.’
Enrico C. era il rappresentante di un fornitore importante di Villa Falconieri, una multinazionale dell’informatica, ed avevamo avuto molte occasioni per conoscerci visto che io ero responsabile di progetti che utilizzavano largamente le prestazioni della sua ditta. Ora Enrico è in pensione come me e si permette quel po’ di confidenza in più che all’epoca dei rapporti di lavoro non c’eravamo assolutamente concessi pur essendo coetanei e laureati alla stessa università, io in matematica e lui in fisica. Ora si occupa della sua città animando una lista civica, per quel che ho capito. E’ per questo invito che scrivo questo post ; la sua richiesta corrisponde allo spirito del blog che, attraverso il racconto, vorrebbe fissare qualche ricordo ad uso di chi legge per evitare che tutto evapori nell’oblio.
Il primo incontro con Villa Falconieri
Era il settembre del 1973 e frequentavo un corso residenziale a Pallanza sullo School Mathematics Project finanziato dal CNR, riservato a giovani laureati in matematica. Il corso era tenuto da docenti inglesi in inglese ma animato per la parte di approfondimento e di laboratorio da docenti del gruppo romano che faceva capo a Emma Castelnuovo, tra questi Michele Pellerey, Lina Mancini Proia, Liliana Ragusa Gilli e Ugo Pampallona. Quest’ultimo ricevette una telefonata dal Preside Antonio Marando il quale lo invitava a collaborare all’avvio di una sperimentazione in un istituto tecnico di nuova istituzione, l’Arangio Ruiz all’Eur.
Pampallona non intendeva lasciare la sua scuola nella quale aveva avviato una sperimentazione didattica nell’uso dei terminali nella didattica della matematica e mi chiamò chiedendomi se io ero interessato, ero però incaricato solo da un anno e quindi avevo un curricolo molto debole. Il preside disse che aveva carta bianca e se Ugo garantiva, per lui io andavo bene. Così fui inserito nel gruppo di docenti che avrebbero dovuto realizzare un progetto sperimentale preparato da Aldo Visalberghi e Maria Corda Costa.
Nel progetto era previsto l’insegnamento dell’informatica come materia opzionale nel primo biennio. Il preside incaricò me in quanto docente di matematica di formulare il programma per le due ore pomeridiane di informatica ma io non avevo la più pallida idea di cosa si potesse fare (ricordo che all’epoca i personal computer non esistevano) così mi precipitai da Pampallona chiedendo aiuto. Anche lui fu perplesso, aveva esperienza con ragazzi più grandi del tecnico industriale ma per il biennio forse bisognava parlare con un certo Mario Fierli, docente di informatica all’ITIS Fermi in quel momento distaccato a Villa Falconieri di Frascati con compiti di ricerca didattica.
I tempi erano stretti e telefonai immediatamente sempre più preoccupato della difficoltà dell’impresa e all’altro capo mi rispose Fierli cortesemente dicendo che potevamo vederci il giorno dopo. Fu accurato nel descrivere il percorso da seguire perché la villa si trovava fuori dalla cittadina in mezzo a un bosco, un po’ isolata.
Così arrivai in questo posto da film di 007, abbandonata la strada principale, dopo Frascati, seguendo un minuscolo cartello scritto a mano, si percorreva una stretta e ripida stradina in mezzo al bosco per arrivare all’improvviso ad una muraglia in tufo e ad un imponente cancello ornato di stemmi e statue oltrepassato il quale un secondo muro di cinta proteggeva un boschetto di lecci secolari e finalmente si scorgeva nella penombra delle piante la facciata di una villa illuminata dal sole su un grande piazzale in sampietrini in cui era facile immaginare carrozze e cocchieri. I giardini erano curati, una aiuola segnava con i fiori la data del giorno, a sinistra la vista su Roma che quel giorno era visibile fino al mare, fino ad oltre il Tevere. A questa vista magnifica ed emozionante corrispose però la visita ad un ufficetto un po’ angusto con i soffitti abbassati e l’arredo tipico delle scuole di periferia. Mario Fierli accese la sua pipa e entusiasticamente si buttò nell’impresa dicendosi disposto a costituire un gruppo di docenti, a venire personalmente a tenere uno dei corsi, a cercare fondi per progettare una sperimentazione biennale anche in più scuole.
Mario Fierli forse pensò che non ero molto informato dell’attività del CEE Centro Europeo dell’Educazione per cui si premurò di illustrare le finalità dell’ente e mi accompagnò a visitare alcuni laboratori della villa.
CEE Centro Europeo dell’Educazione
In quel momento il Centro era in amministrazione straordinaria poiché il provvedimento che aveva chiuso i Centri Didattici ne aveva fatto decadere gli organi direttivi in attesa del varo dei Decreti Delegati. Il sistema scolastico tutto viveva un momento di trasformazione normativa radicale che nasceva dal clima fortemente innovativo del post sessantotto legato alla diffusione della scolarizzazione. Nel maggio di quell’anno era stato siglato un accordo sindacale che affrettava il varo di una legge delega e di decreti che avrebbero regolato l’evoluzione della scuola italiana per almeno un ventennio e che sono in parte tuttora in vigore.
In quanto Centro Didattico, la villa ospitava corsi di formazione residenziale per docenti e sotto l’impulso di Giovanni Gozzer si era costituito come un centro di ricerca e promozione per l’innovazione didattica e per l’apertura del sistema scolastico italiano alle realtà europee ed internazionali.
Giovanni Gozzer era stato una figura eminente della pedagogia e dell’amministrazione, di area cattolica proveniva dalla resistenza, era stato nominato direttore generale dal Ministro Aldo Moro.
A villa Falconieri si realizzavano corsi innovativi, sull’uso degli audiovisivi, del calcolatore, degli strumenti valutativi, e sui problemi psico-pedagogici dell’osservazione del comportamento insegnante e dell’apprendimento in situazione assistita, specialmente dell’istruzione programmata di tipo skinneriano.
Mauro Leang aveva realizzato un laboratorio multimediale mentre Renzo Titone aveva curato gli aspetti glottodidattici legati all’uso dei laboratori linguistici dei quali esistevano dei modelli istallati particolarmente moderni. Fierli stava pensando ad un settore specializzato sulle tecnologie dell’informazione e della comunicazione.
La villa, avendo subìto un bombardamento americano durante la fine della seconda guerra mondiale, aveva completamente perso la sua ala destra che a fatica e dopo molti anni era stata ricostruita con ambienti nuovi in grado di ospitare anche attività strutturate quali laboratori, sale convegni, biblioteca, piccoli magazzini, uffici.
La parte antica, non danneggiata dal bombardamento, ha al pian terreno grandi saloni di rappresentanza con affreschi integri del 700 e piani superiori che erano stati adattati per poter ospitare un centinaio di ospiti in stanze molto spartane ospitanti due o tre corsisti.
La struttura ricettiva della villa consentiva anche di ospitare seminari ed eventi e di accogliere esperti per dibattere questioni di interesse generale per la scuola.
Ad esempio nel ’66 e nel 67 la Villa aveva ospitato una commissione di esperti di matematica per mettere a punto un’ipotesi di riforma dei programmi di insegnamento che presero il nome di ‘programmi di Frascati’.
Nel maggio 1970 il CEE, in collaborazione con il CERI-OCSE (Centre pour la recherche et l’innovation dans l’enseignement) ha realizzato un incontro di esperti internazionali sui nuovi indirizzi della scuola secondaria superiore.
Questi due soli esempi sottolineano la forte caratterizzazione della villa come centro di ricerca e formazione, essa univa il prestigio della sua storia pluricentenaria alla proiezione verso l’innovazione dei suoi futuristici laboratori didattici.
In quell’anno scolastico, erra il 1973, la progettazione e la sperimentazione del corso opzionale di informatica per il biennio del Ruiz, ci occupò intensamente e molti altri incontri furono organizzati a Frascati, spesso a casa di Fierli la domenica mattina per programmare in fino le lezioni che dovevamo sperimentare in classe. Fu un corso ben strano, senza macchine, solo con carta e penna, tutto attività e problemi, niente da studiare ma molto da capire, da risolvere e da fare.
Esattamente un anno dopo, nel settembre Mario Fierli aveva trovato i fondi per una sperimentazione allargata a più scuole sul territorio e una dotazione, se non ricordo male, di 100 P652 Olivetti. A settembre del ’74 realizzammo un corso residenziale per i docenti sperimentatori per allargare la sperimentazione in numerose altre scuole.
Il corso residenziale per la sperimentazione informatica fu la prima occasione in cui dormii a Villa Falconieri, una esperienza fantastica, ero un docente di 26 anni che teneva lezioni a colleghi che ne avevano mediamente più di 40, ero coinvolto in una ricerca collettiva di colleghi entusiasti e competenti, si restava a discutere fino a notte inoltrata.
Il servizio alberghiero era semplice, quasi austero ma in ogni stanza c’erano spesso fiori freschi raccolti nel giardino della villa. Il personale ausiliario, tutto precario, era gelosamente attaccato alla villa, un po’ preoccupato per la riconversione che i nuovi decreti delegati stavano preparando. Sottolineo questo dettaglio perché successivamente potei verificare che chiunque avesse soggiornato a Villa Falconieri anche un solo giorno ne sarebbe rimasto affascinato e avrebbe conservato un ricordo vivo e indelebile.
L’anno scolastico successivo, il secondo del corso di informatica, era previsto che si usasse in classe il P652 ma, nelle more delle procedure di acquisto, la macchina non fu disponibile in tempo per cui varie volte organizzai con i miei studenti della ‘gite’ a Frascati per lavorare nel laboratorio informatico che lì avevamo allestito per il corso di formazione degli sperimentatori. Non so se gli studenti di allora lo ricordano ma quelle fugaci ed allegre esperienze di laboratorio valsero moltissimo per la motivazione e per l’impegno dei ragazzi.
Il seguito alla prossima puntata.
Categorie:Cultura e scuola, Riflessioni personali
non riesco a dare il voto a questo post, che sarebbe stato: eccellente.
meglio, così ti mando un commento e un saluto.
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Tantissime le cose da dire su VILLA FALCONIERI.
Ma, per ora, visto che siamo ancora agli inizi della storia della vita che lì si svolse, negli anni ’70, posso ricordare che, un secolo prima, lì
lo scrittore tedesco Richard Voss visse per 25 anni, e scrisse alcuni romanzi quali Villa Falconieri (la cui traduzione in italiano, a cura di Agnese Nobiloni Toschi, è stata pubblicata nel giugno 2015 da Edizioni Empirìa), Febbre romana, Il figlio della Volsca ed altri. Egli chiamò la villa “la mia casa splendente”: per queste ragioni villa Falconieri rimane sempre cara alla comunità tedesca presente a Roma (ahimè, anche al Comando Tedesco, durante la 2• guerra mondiale).
Questo solo per ricordare, che, ben prima degli anni successivi al 1979, significativi per la ricerca educativa e valutativa, ospitata nella Villa, essa ha da sempre avuto sempre un ruolo come di faro, di ispirazione, per l’arte, la cultura e l’educazione.
CHE TUTTO CIÒ NON CADA NELL’OBLIO, e nel degrado… O, peggio ancora, nello sfruttamento di multinazionali dell’ospitalità alberghiera a 7 stelle.
Che ritorni a far parte del circuito dell’estate delle Ville Tuscolane, e che in tutte le stagioni dell’anno sia utilizzata per la cultura!
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