Il povero Mattia il gradasso sta toccando con mano quanto sia difficile legiferare senza la maggioranza parlamentare che Bersani e Letta gli hanno a suo tempo regalato e che tra qualche mese non avrà più. Ora è solo, deve gestire un difficile rapporto con una maggioranza allargata a tutte le principali forze dello schieramento parlamentare per far approvare una nuova legge elettorale.
Anche se è rimasto nelle retrovie visto che in parlamento non può entrare, il successo dell’operazione è decisivo per la sua sorte politica personale.
Come sua abitudine nega ciò che è evidente e cioè che tutto si sta facendo per anticipare le elezioni. Interessa a lui per bloccare sul nascere lo smottamento provocato dai suoi scissionisti che non avranno il tempo di prepararsi sul territorio, interessa agli altri due giocatori della partita Grillo e Salvini che dalle elezioni anticipate in ogni caso hanno solo da guadagnare. Interessa a Berlusconi che difficilmente riotterrà l’eleggibilità tramite la corte europea entro il ’18 e che quindi preferisce anticipare, anche perché a una certa età i mesi contano come anni.
Ma le elezioni anticipate che sono la ragione vera per scegliere precipitosamente una legge elettorale purchessia sono negate pubblicamente e con la solita faccia di bronzo si promette fedeltà ed appoggio al governo Gentiloni.
Ma oggi che la legge inizia il suo iter in aula emergono le insidie dei voti segreti, quei voti segreti e quelle imboscate da cui partì la definita ascesa al potere di Renzi con il siluramento di Marini e di Prodi alle elezioni presidenziali e con il fallimento di Bersani. Così oggi il magico numero 100 torna agli onori della cronaca, 100 franchi tiratori nelle primissime votazioni.
Renzi prende le distanze dalla legge così come è stata formulata dicendo che non è quello che avrebbe voluto il PD e allora anche Grillo fa macchina indietro e dà voce allo scontento della sua base che si sente tradita, prevede un nuovo pronunciamento della rete ed intanto chiede il voto disgiunto e il voto di preferenza, due elementi qualificanti che cambierebbero radicalmente la legge rendendo evanescente l’accordo che doveva essere blindato tra i quattro leader seduti al tavolo da gioco. A stretto giro Berlusconi smentisce che voglia governare con Renzi e sostiene che la prospettiva più probabile è un governo Draghi, cioè un governo di salute pubblica perché il panorama sarà desolante (questo non lo ha detto ma lo ha fatto intendere).
Salvini sta zitto, gli va bene tutto, ci pensano i terroristi a rinforzare il credo xenofobo dei suoi militanti.
Intanto molti parlamentari si dividono tra l’aula e i comizi per le prossime amministrative, anche lì potrebbe iniziare lo smottamento del renzismo.
Categorie:Legge elettorale, Politica
buono, ti correggerei soltanto su un dettaglio:
“le prossime amministrative, anche lì potrebbe iniziare lo smottamento del renzismo”.
io direi piuttosto:
“le prossime amministrative, lì potrebbe anche concludersi, anticipatamente e defintivamente, lo smottamento del renzismo, gia` ampiamente in corso”.
almeno, lo spero… 🙂
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Hai ragione lo smottamento è in atto ma non è del tutto visibile, il renzismo ovvero quella mentalità che assimila potere personale, efficienza, progressismo, buone intenzioni, giovanilismo, dinamicità, modernità mentalità diffusa in una o due generazioni ben nutrite e pasciute si sente ancora validamente rappresentata da un uomo che perde qualche colpo ma è tenace e resiliente. Lo smottamento vero si avrà quando la rete di consenso che gli ha dato il 70% nelle primarie si disperderà perché avrà capito che aveva riposto fiducia nel cavallo sbagliato. Ma forse anche questo mio è un pio desiderio se vedo il Movimento cinque stelle in cui non basta il disastro romano per scalfire una fede settaria.
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