non dire gatto se non ce l’hai nel sacco

Ieri sono successe varie cose interessanti che forse dovremo tenere a mente.

La May, figura piuttosto scialba assurta agli onori delle cronache della storia per una serie di eventi casuali, non ultimo Brexit, ha pensato di sbaragliare l’opposizione sciogliendo il Parlamento ed andando a elezioni anticipate, cavalcando forse il vento favorevole che spirava da oltre oceano e cercando di solleticare l’orgoglio britannico ferito dalle richieste degli europei continentali e dalle conseguenze prevedibili ma non previste di quella scelta sconsiderata. I suoi consiglieri e i sondaggisti avranno fatto dei calcoli e hanno deciso che con il loro sistema elettorale uninominale di collegio avrebbe fatto l’en plein come ai tempi della Thatcher.

Ironia della sorte, le previsioni dei sondaggisti e dei gestori  di mal di pancia sono state smentite dalla tendenza del popolo ad essere imprevedibile ma anche  ad essere spesso più prudente di quanto i gradassi della politica tendono a pensare.

Cosa farà la May? mostrerà la sua caparbietà e determinazione o farà come il suo predecessore Camerun che cavalcò senza convinzione il referendum antieuropeo ed è sparito poi dalla circolazione senza rimpianti? Vedremo, certamente anche lei è ora un’anatra zoppa come il suo grande alleato Trump che non prevedeva le reazioni degli spioni e che ora incomincia a vacillare sotto i colpi della ragionevolezza della maggioranza reale del popolo.

Maggioranza. Sì di questo bisogna parlare. E’ il mito della democrazia, quello di dare voce e potere alla maggioranza del popolo sovrano. Un voto in più e per quattro anni si fa e si disfa senza troppi ostacoli. Siamo alla ricerca di un sistema elettorale che consenta di avere solide maggioranze negli organi decisionali, in quelli che gestiscono e decidono, in quelli che fanno le leggi. Da tre anni discutiamo di una legge elettorale che sia rispettosa della volontà del popolo e che allo stesso tempo produca un Parlamento che esprima una maggioranza certa e stabile. In effetti è dal ’93 che ci proviamo in tutti i modi da quando con l’inchiesta Mani Pulite ci rendemmo conto che il sistema proporzionale aveva consentito la formazione di una classe politica corrotta.

Renzi aveva puntato sull’Italicum ma limitò la validità della legge alla sola Camera dei deputati assumendo che il Senato non sarebbe stato più eleggibile direttamente, non solo! essendo un gradasso, decise che le leggi elettorali sarebbero passate al vaglio della Consulta in via preventiva, cosa non richiesta dalla Costituzione vigente che riserva al Parlamento stesso e al Capo dello Stato di verificare la costituzionalità delle leggi in via preventiva. La Corte interviene a posteriori solo se organi bene identificati dello Stato, organi giurisdizionali propongono un dubbio di costituzionalità di leggi già vigenti. Se Renzi avesse ascoltato dei buoni consiglieri giuridici ora avremmo l’Italicum per entrambe le camere e potremmo votare senza problemi con la certezza che una maggioranza sarebbe stata prodotta. (rimango del tutto contrario all’Italicum, sia chiaro!)

Renzi non ha capito la sberla ricevuta dal popolo nel referendum e si arrocca dietro il suo 40% che forse si sogna anche di notte. Così si ostina a ripercorre le strade già percorse: disciplina e fedeltà da parte dei suoi, puntello da parte del suo padre spirituale, il moderato per eccellenza che seppe far collaborare i socialisti con gli ex fascisti, colpi di mano rapidi di facile spendibilità mediatica.

Arriva così a far finta di accettare il richiamo del Colle circa la necessità di avere una legge elettorale coerente che consenta di avere due camere in grado di dare la fiducia allo stesso governo.

Mentre se ne va  in giro per l’Italia, i suoi fidi in pochi giorni stilano un testo che è il minimo comun denominatore delle posizioni degli avversari. Con una certa superficialità si arriva così ad un testo rabberciato (ad esempio si ricorre a collegi elettorali definiti più di vent’anni fa) e frettoloso, elaborato in commissione e sottoposto alla approvazione delle aule.

Il minimo che ci si poteva attendere è che una qualche discussione, una qualche modifica migliorativa fosse possibile in aula. No, il renzismo concepisce il Parlamento come un consiglio di amministrazione, prendere o lasciare, come una Aula sorda e grigia. Gia nelle prime votazioni preliminari sono comparsi i franchi tiratori ed è passato un emendamento peraltro sensato che non tocca la sostanza delle legge. Il PD la ritira immediatamente e la rimanda in commissione a data da destinarsi.

Lo script seguito è esattamente quello seguito per impallinare Prodi alle elezioni presidenziali: i franchi tiratori impedirono il successo nella prima votazione e pochissimi minuti dopo il sindaco di Firenze tuonò dalla sua città dichiarando che anche la candidatura Prodi era bruciata dopo quella di Marini. In quella circostanza Bersani mostrò di non avere nerbo e carattere: avrebbe dovuto resistere e decidere che Prodi rimaneva il candidato del PD fino alle votazioni che si sarebbero fatte a maggioranza semplice e Prodi alla fine sarebbe probabilmente passato. Bersani non seppe resistere al gradasso e ne fu successivamente travolto.

Ora però di fronte al PD che brucia in poche battute questo tentativo sulla legge elettorale che poteva forse andare a buon fine se avesse prevalso la pazienza e l’abilità dei mediare e di ‘parlamentare’, ora al posto di Bersani c’è Mattarella, che parla pochissimo ma che spesso ha uno sguardo da aquila normanna.

Sia chiaro, Mattarella non scioglie le camere prima della loro scadenza  naturale se non avrà fatto prima ciò che gli impone la Costituzione: tentare di nominare un nuovo governo se quello in carica si dimette perché non ha più la fiducia. Se il PD non vorrà sostenere un suo governo per poter sciogliere il Parlamento, nulla vieta che il presidente chieda al secondo partito per numero di eletti in Parlamento, cioè ai 5 stelle, di proporne uno. Nelle segrete stanze qualche alto emissario deve aver ventilato al giglio magico anche questa eventualità.

Non solo, ma a questo punto, avendo rinunciato a combattere e a mediare come un buon politico deve fare sempre, Renzi mostra ancora una volta che la strategie delle promesse mirabolanti di chi vende la pelle dell’orso prima di averlo catturato sono pericolose, ne uscirà indebolito ulteriormente rendendosi una macchietta di se stesso. (mentre scrivo odo dalla televisione del salotto la voce stridula e isterica del gradasso che dice che è tutta colpa dei 5 stelle). Caro Mattia stai sereno, Mattarella è un osso duro, tenace e temprato dalla vita: converrà a tutti che il governo Gentiloni faccia una buona legge di bilancio e che arrivi allo scioglimento delle camere senza subire una sfiducia alle camere. Solo così conserverà la pienezza dei poteri e se il nuovo Parlamento non sarà in grado di votare la fiducia a un nuovo governo e se si andrà a nuove elezioni, sarà sempre Gentiloni a dare la continuità istituzionale …. come è successo in Spagna.

Scusate ho ecceduto in fantasia? ho scritto delle castronerie? Forse.

Certo è che neppure il sistema elettorale inglese uninominale di collegio assicura una forte maggioranza ad una minoranza, a maggior ragione una legge proporzionale con soglia di sbarramento. In un regime parlamentare le maggioranze si possono creare anche  volta a volta  quando idee, progetti, persone per bene si incontrano nel Parlamento e trovano soluzioni concrete a problemi reali che non si possono definire con troppo anticipo. Insomma ci servono idee, programmi e persone per bene e competenti. A Renzi serve un lavoro. Forse anche alla May. Vedremo quale sistema sarà più veloce ad eliminare leader frettolosi ed avventati.

Renzi ha fatto comunque un altro passo falso, una lunga serie.



Categorie:Legge elettorale, Politica

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