Gli ottanta giorni di clausura nelle nostre case per sfuggire al virus sono stati una esperienza che racconteremo, ne racconteremo gli aspetti lieti e piacevoli perché, nonostante tutto, passare lentamente dalla paura collettiva, dal panico irrazionale alla consapevolezza che nonostante tutto il tunnel ci avrebbe permesso di riveder la luce è qualcosa che celebreremo collettivamente come una fase gioiosa delle nostra vita. Il pericolo è ancora presente, ci attendono prove difficili, tuttavia siamo più robusti, abbiamo provato che da soli non se ne esce ma stando uniti ce la possiamo fare.

Tanti anni fa, una trentina di anni fa, fui ricoverato al Gemelli per una brutta infiammazione della tiroide e fui mandato in un reparto in cui molti facevano la chemio. Non c’era ancora una diagnosi precisa ma pensai che la cosa fosse molto seria. Chiesi a Lucilla di portarmi alcune musicassette da ascoltare con il mio Walkman e per alcuni giorni riascoltai come fosse l’ultima volta la mia musica preferita. Fu un riascolto mai dimenticato.
Nei primissimi giorni del lockdown sentivo aleggiare un clima cupo come quello vissuto tanti anni prima in quell’ospedale. A quello ho pensato quando mio fratello, che abita all’attico del mio stesso condominio, ha deciso di valorizzare i primissimi flashmob convocati per cantare l’inno nazionale e manifestare la nostra solidarietà al personale sanitario impegnato in prima linea.
Viviamo in una piccola piazza circolare senza traffico, se tutti sapessero cantare o suonare avremmo una cavea perfetta ma il massimo che sappiamo fare è di applaudire fragorosamente.
Così Sauro, mio fratello, ha pensato di trasportare all’esterno sulla sua terrazza l’impianto hifi e ha cominciato a diffondere canzoni, brani musicali, poesie, testi scelti sulla base dei suoi gusti e delle richieste degli altri condomini dei palazzi prospicienti la piazzetta che gradualmente ha connesso con le email.
Tutti i pomeriggi alle 18 una ventina di minuti di musica a volte cantabile, un minuto di silenzio ed infine l’inno nazionale e quello europeo. All’inizio l’appuntamento coincideva con il tramonto, ora, dopo l’ora legale, la luce è ancora forte ma ha i toni dorati che solo Roma sa donare. Nei primi giorni il groppo alla gola impediva di cantare a voce piena, ora l’atmosfera è più leggera e ricca di speranza. Domani questo rito del tardo pomeriggio finirà a pranzo con un brindisi collettivo da ciascun balcone, così come avevamo fatto per Pasqua.
Sauro e Laura sono diventati il riferimento di tutti coloro che si affacciavano per ascoltare, ballare, pensare, cantare. Così abbiamo festeggiato i compleanni di tanti che dalla piazza o dal balcone dicevano il nome e gli anni del bambino o dell’anziano da festeggiare, così abbiamo celebrato collettivamente le festività civili di questo periodo, il 25 aprile, il 1 maggio.
La colonna sonora creata dal lavoro attento e meticoloso di Sauro ci ha accompagnato, consolato, dato forza e serenità ci ha educato all’ascolto intelligente e colto, ci ha ricostruito memorie antiche che noi settantenni conserviamo nel profondo.
Gradualmente la separatezza del lockdown si è sciolta come una occasione per riscoprire una visione comunitaria in cui la prossimità non è ostacolata dalla distanza fisica.
La musica ha gradualmente ridato colore ad una storia di una piazzetta altrimenti grigia e oppressiva valorizzando i sentimenti e le emozioni.
Grazie Laura e Sauro avete creato una colonna sonora che conserveremo nella nostra memoria.
Ieri l’incontro è stato dedicato a Ezio Bosso in occasione della sua scomparsa. Il secondo brano era la Sonata al chiaro di luna di Beethoven eseguita da Bosso. Pietro, il mio nipotino di tre anni e mezzo che ha seguito per tutto questo periodo questa colonna sonora proposta dalla zio salendo nella terrazza condominiale con papà mamma, nonni e nennolo (il fratellino) e che sa apprezzare e riconoscere molti brani musicali che spesso sono l’occasione per ballare e scatenarsi, mi ha chiesto il nome di quel brano musicale e ha chiesto di essere preso in braccio per vedere lo zio e ascoltare meglio. E’ diventato serio e concentrato, quasi commosso. Lì ho sentito che la musica sa farci trascendere dal contingente sin dalla più tenera età. Ci ha fatto trascendere da una contingenza spiacevole che sapremo ricordare con gioia.
Questa esperienza comunitaria ha lasciato tracce anche sulla rete: una signora del palazzo di fronte ne ha scritto sulla rivista online MilleItalie . Brunella e Piero hanno prodotto e condiviso questo video che dà un’idea emozionante del percorso musicale che abbiamo vissuto.
Ed oggi 22 maggio Brunella e Piero hanno realizzato un altro video sull’ultimo giorno di blocco.
Categorie:Coronavirus, Riflessioni personali
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