Non c’è nulla da fare, di questi tempi siamo incollati davanti ai dibattiti televisivi, anche se sappiamo che sarà una esperienza frustrante che non ci aiuterà a capire.
Così, ieri sera ho seguito con attenzione e partecipazione Servizio Pubblico di Santoro incuriosito dagli ospiti: Tremonti, Fassina, Di Pietro. Il convitato di pietra, aleggiante con le riprese televisive delle sua invettive di fuoco sapientemente introdotte da Santoro era Grillo. Travaglio ha letto con diligenza il suo compitino settimanale ma ormai non riesce più a sorprendere, tutti sono più bravi di lui a pensare e dir male di tutto e di tutti. Il tema era lo scandalo dell’MPS, Monte dei Paschi di Siena.
Non mi permetto di scrivere su questa vicenda se non marginalmente, è troppo delicata. Mi interessa riflettere sul ruolo dei personaggi.
Il protagonista, il migliore è stato certamente Tremonti. Sicuro di sé, si è comportato come se fosse stato una docente di una università americana che guarda gli eventi con distacco e ragionevolezza, facendo solo blande allusioni come sapesse molto più di quello che dice. Certo, se avessimo avuto lui come ministro del tesoro questi problemi ora non sarebbero scoppiati, ma quegli incapaci dei tecnici ci hanno messo in questo pantano. Lo script della sua esposizione è preciso, anche le battute sono già state dette e sono già sulle agenzie di stampa ma le ridice con aria divertita sapendo benissimo che gli italiani hanno la memoria corta, come gli anziani, sanno tutto su quei tempi felici del ventennio mussoliniano ma hanno dimenticato cosa hanno mangiato a pranzo, hanno dimenticato chi era il ministro del tesoro all’epoca dei fatti, quali fatti? non è accaduto tutto quest’anno con questi pasticcioni dei tecnici? Ma sì, lui parla bene, è elegante e rassicurante, leggermente dandy, ma che bello sarebbe averlo presidente del consiglio invece di quello, come si chiama? il panzone con la parrucca, accidenti non ricordo il nome, certo sarebbe meglio di quello che parla di mucche in corridoio e di polli sul tetto, quello lì, come si chiama? Bersasconi? Bersini? Bersonti? va beh non è importante, certo questo Tremonti ha proprio le idee chiare, se prendesse anche l’interim del tesoro gliela faremmo vedere noi a quei tedeschi che si ostinano a fare le macchine che ci piacciono e che funzionano.
Scusate la parentesi, torno ad essere serio, a parlare di un affare molto serio. Fassina, che fino a ieri stimavo poco, mi è sembrato un gigante, o meglio, una vittima sacrificale che ha saputo far fronte con notevole autocontrollo ad un attacco concentrico come se lui fosse il responsabile della faccenda. Cosa puoi dire se i tuoi interlocutori giocano pesante, se gettano là in disordine considerazioni tecniche, analisi politiche, pettegolezzi e allusioni che non hai il tempo di smontare analiticamente né hai un uditorio interessato a capire ma solo ad indignarsi.
Poi Di Pietro, non si è smentito, sempre se stesso, aggressivo, più violento ed estremista dello stesso Grillo, senza alcuna remora ad attaccare la Banca d’Italia, il Quirinale e tutti coloro che cercano di rimettere la questione nel contesto in cui è nata e si dovrà sviluppare, cioè al di fuori delle speculazioni elettoralistiche di una campagna all’ultimo sangue. Più volte ricorda a questi smemorati di italiani che lui è lo stesso procuratore che aveva scoperto mani pulite, questi mariuoli di adesso sono peggiori, più raffinati. Sì, gli italiani hanno la memoria corta, ricordano benissimo mani pulite, sanno tutto di Craxi di quei nani e ballerine di vent’anni fa ma stanno dimenticando certe vicende recenti poco chiare sul numero di case che taluni onorevoli si sono intestati con un uso disinvolto dei finanziamenti pubblici. Onore al merito delle facce di bronzo che non arrossiscono e che continuano a vivere di rendita sfoggiando il moralismo di chi si indigna e si incazza ad effetto scenico.
Infine Grillo, ripreso mentre tiene un comizio e successivamente mentre è tra i suoi discpoli o nella sede della MPS all’assemblea degli azionisti. Bravo, decisamente bravo. Nel suo caso si vede bene cosa sia il mestiere. Chiunque abbia avuto il privilegio di seguire un comico o un teatrante in uno spettacolo dal vivo, chi ha visto il Mistero buffo di Dario Fo o A me gli occhi please di Proietti o qualche spettacolo dal vivo di Benigni sa cosa vuol dire recitare a soggetto e avere un canovaccio. Sembra sempre che stiano improvvisando, ci sono sempre quelle piccole variazioni che ti sorprendono che ti fanno sorridere anche se la battuta è vecchia e già ascoltata. Sì Grillo in questo momento è il teatrante di punta di questo estrema farsa che a volta puzza di tragedia e spesso profuma di commedia o di spettacolo clawnesco. Monti si sforza di emularlo ma è troppo serio e noioso e ha capito che nelle piazze non può andare. Grillo invece può reggere qualsiasi palcoscenico e alla fine si concederà anche al pubblico televisivo che lo aspetta sempre più bramoso di un distillato di buon senso, di soluzioni facili e rapide, di rigore morale, di quel po’ di violenza verbale che ci consola se siamo proprio incazzati, di quel tanto di sogno ispirato da una persona disinteressata che si immola e sacrifica il suo tempo per il bene comune.
Infine, una parola sul gran regista dello spettacolo, Santoro. Si vede che è il dominus, si vede che decide, che ha in mano gli attori, anche quelli eminenti e potenti, perché ora sono tutti con il cappello in mano alla ricerca disperata di un voto in più e sono disposti a qualsiasi performance possa chiedere il regista impresario, anche a denudarsi. Solo in un momento o due, visto che è persona intelligente e navigata, si rende conto che il gioco potrebbe farsi pericoloso anche per lui perché stanno trattando, come se fosse una chiacchiera da bar, una questione in cui migliaia, forse milioni di individui potrebbero avere un danno e che la legge è lenta ma non perdona, anche dopo molto tempo. Allora con una voce diversa dal solito, meno impostata, fa piccole correzioni rispetto alle iperboli incontrollate di Di Pietro, venendo incontro al povero Fassina che si ostina a difendere inutilmente le istituzioni. A proposito, Fassina è un bocconiano, ha lavorato per il Fondo Monetario Internazionale, non è deputato, primo tra gli eletti nelle primarie del PD nel Lazio. Ha un’aria sempliciotta ma penso che abbia stoffa da vendere, spero.
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