Una strana quiete

Nella cittadella erano finite le feste religiose del Natale e i tanti baccanali per celebrare l’arrivo del nuovo anno. L’epidemia di grillinite pentastellata unita al virus endemico della berlusconite aveva generato una nuova specie di cittadini i grulloscones che in dicembre si erano dati molto da fare al punto di far trattenere il respiro a gran parte dei cittadini moderati. L’epidemia aveva superato la fase acuta e sembrava lentamente dissolversi.

I giovani Henry e Mattia continuavano a comandare nei loro schieramenti, Henry al comando dell’esercito che gestiva la difesa e l’organizzazione delle cittadella e Mattia a dirigere la propria fazione dei DEM che lo aveva eletto con larghissimo consenso.

Proprio quando la nuova fazione dei grulloscones, mascherati in modo che non sempre fosse chiara la provenienza e l’identità, sembrava sul punto di poter dare un colpo fatale alle istituzioni della cittadella, come d’incanto, si dileguarono lasciando il campo per i festeggiamenti programmati nei calendari delle scuole. Non fu dato sapere la ragione: alcuni dissero che i facitori di opinione avevano cominciato a rivelare le vere identità di tanti nuovi capopolo mostrando che i nuovi difensori dei deboli in realtà erano nobili proprietari terrieri, piccoli padroni di botteghe  e commercianti o addirittura cavalieri pregiudicati che erano incorsi in inchieste giudiziarie e subìto condanne. Altri dissero che l’ordine della ritirata venne proprio dai sotterranei del castello di Arcore in cui il barone Silvius aveva brigato con i suoi alchimisti nella produzione e diffusione dei virus che avevano generato i Grulloscones. Silvius infatti capì che  disordini eccessivi avrebbero pregiudicato per sempre la sua possibilità di riprendersi il comando della cittadella e di poter succedere al re Giorgio I. Questa prospettiva, quella di tornare al potere come vincitore di nuove elezioni, era diventata concreta dopo la proposta di Mattia sulla riscrittura delle regole per il conteggio dei voti nelle elezioni. Mattia il gradasso, che ora in molti cominciavano a chiamare il temerario, aveva proposto un metodo che tra i tre contendenti, lui stesso, il giullare Gryllus pentastellato e il barone Silvius era in grado di far sopravvivere nella nuova assemblea dei rappresentanti solo due ed un terzo sarebbe stato addirittura escluso. Il barone Silvius capì subito che gli conveniva rientrare nei giochi e dismise l’appoggio ai disordini dei grulloscones inforconati. Una strana pace sembrava regnare nella cittadella. Ciononostante il re Giorgio pronunciò un discorso di fine d’anno accorato e preoccupato per i tanti cittadini che versavano in condizioni sempre più misere e invocava maggiore coraggio da parte di tutti, dei cavalieri del suo esercito, dei cittadini che dovevano rimboccarsi le maniche se volevano migliorare le proprie condizioni di vita.

In questa strana quiete sospesa un giovane cavaliere dell’esercito di Henry della fazione dei DEM della squadra dei giovani turchi di nome Fascinus restituisce la sua spada ad Henry e lascia l’esercito per tornare nella fazione dei DEM perché si è sentito oltraggiato dal sarcasmo di Mattia il temerario.

Nella cittadella non ci può essere pace.



Categorie:La cittadella assediata, Politica

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