La grande bruttezza

Ieri sera molti di noi hanno visto su canale 5 La grande bellezza premio oscar al miglior film straniero dell’anno.

Non sono un cinefilo e vado pochissimo al cinema, mi accontento dei film che danno in televisione e quindi non mi azzardo a discuterne nello specifico. Non posso però non appuntarmi alcune riflessioni che facevo a caldo sull’operazione mediatica che l’ha circondato prima e dopo l’assegnazione del premio.

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Il film è prodotto da Medusa, una società della galassia berlusconiana. Sotto una veste artisticamente ineccepibile, di altissimo livello passa un messaggio molto chiaro simile a quello dell’ultimo Fellini: nessuno si salva, preti, monache, nobili, intellettuali, artisti, mafiosi, ricchi, ereditieri, giovani svampiti, giornalisti. O meglio si salva e si autoassolve l’italiano medio che non può permettersi feste nelle terrazze romane ma solo qualche pallido simulacro, l’operaio che torna a casa sfinito e tira la cinghia, i commercianti che sono alle prese con la chiusura dei conti dopo la chiusura della saracinesca, la borghesia produttiva che rischia ogni giorno il proprio capitale … insomma quella media ed alta borghesia o quel proletariato deluso e preoccupato che vota a destra e che se potesse farebbe fuori quell’alta borghesia parassitaria e nevrotica rappresentata dai protagonisti del film, guarda caso prevalentemente di sinistra.

Il film è bello, un’opera d’arte ma non è tale da richiamare  code al botteghino, allora viene insistentemente pompato dai commenti della stampa, in modo sistematico si punta all’Oscar, si crea una attesa sproporzionata anche in quel  pubblico che dopo 20 minuti di visione si appisolerebbe perché non c’è una trama che lo possa avvincere. E’ stato progettato per avere l’Oscar attraverso una rappresentazione immaginifica di Roma che corrisponde all’idealtipo presente nel cittadino americano medio che vede nell’antica Roma la capitale di quella antica civiltà romana di quella caput mundi di cui gli americani si sentono i naturali eredi.

Il regista ha accuratamente cancellato dalle sue immagini ogni segno che potesse deturpare i preziosi monumenti che cesellano le strade e le vedute della città.

L’immagine vera della nostra Roma è di una grande bruttezza, sporcizia, trasando, scritte, monnezza, disordine, puzza, orina, cacca di cani, sono i veri ceselli dei nostri panorami romani di ogni giorno.

L’arte può fare quel che vuole, anche inventarsi una Roma che non c’è ma è quantomeno sospetto che la parabola  del film vincente  decreta il successo dell’Italia, la favola della grande bellezza viene subito rivenduta come metafora dello scatto di reni del renzismo. Lo stesso regista sembra che abbia fatto questa analogia. E il mio sospetto è diventato certezza quando la 5 ha passato, durante la proiezione, lo spot in cui Sorrentino adotta le immagini poetiche del film  per promuovere la 500 della Fiat.

Dopo quelle interruzioni pubblicitarie, (il vecchio Fellini non le tollerava per i suoi film) il finale che poteva essere per me altamente poetico e fortemente arricchente, la suora che sale la scala santa verso la morte come metafora della vita di ciascuno di noi, anche di noi poveracci che non ci facciamo il botulino e che di notte dormiamo come il 90% di coloro che lavorano, quel finale mi è parso ridicolo e falso, il finale di una operazione milionaria ben congegnata.

Sarà forse una mia fissa nevrotica: ma anche Renzi non è un prodotto di una grande operazione mediatica che ci ha fatto desiderare ed approvare una finzione scenica un sogno che il corpo elettorale non aveva nemmeno immaginato?



Categorie:Cultura e scuola, Social e massmedia

1 replies

  1. Anna mi ha scritto:
    Mi trovi d’accordo. Avevo visto il film appena uscito e m’ero chiesta dopo una mezzoretta dove volesse puntare….Confesso che trovavo alcune scene oleografiche e irreali. Roma è la mia città, di giorno e di notte, estate ed inverno….ma non è così e non lo era. Però io faccio parte della media borghesia, anche i miei amici più nobili di me, più ricchi, titolati e possidenti, sono però Persone oneste, schiette, lavoratrici e non opachi zombi vaganti in una bolla di opulenza, vizio, corruzione e falsità.
    Non azzardo nessun commento con retrospettive politiche o demagogiche. Io, caro Raimondo, sono sempliciotta e molto “mediamente-come-tanti-altri”…..Ricordi che ti dicevo:” Preside faccia leggere a me quel che deve far diventare una Circolare: se la capisco io, tutti i colleghi la capiranno!”…..Ebbene caro Raimondo, da “media livornese” trovo appassionante la chiave di lettura che dai.
    Te ne ringrazio….sennó starei ancora a chiedermi se sono io una marziana a Roma o se sono “loro” i marziani approdati sul caccoso Tevere, tra ratti e buste di plastica, di cui intravedo una possibile bellezza per un documentario sull’incuria di ciò che abbiamo di bello.
    Per ora, di…. grande bellezza intorno a me, vedo un “enfant prodige” autocompiaciuto e lindo, tal Renzi, però già imbrattatosi dopo solo una settimana di scuola; una calva testa splendente di color bruno con alcuni capelli incollati tipo omino-Lego del Berlusconi onnipresente, alcune altre oscenità italianamente ben radicate sul territorio ed altre amenità.
    La grande bellezza è il mio studente che nonostante la sua disabilità motoria viene a tutte le visite culturali, mostre e convegni con fuori la sua bella mamma che lo attende contenta di quanto il figlio possa sentire ed imparare!

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